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Sport e scienza
15 Febbraio 2025 - 16:40
Il tennista italiano Jannik Sinner è stato recentemente sospeso per tre mesi a seguito di un test positivo al clostebol, uno steroide anabolizzante proibito dalla World Anti-Doping Agency (Wada). La sostanza incriminata è presente nel farmaco Trofodermin, ed è stata assunta accidentalmente: secondo la difesa del campione, il suo fisioterapista avrebbe impiegato il medicinale per trattare una ferita sulla mano, trasmettendo inconsapevolmente la sostanza al tennista nel corso del trattamento.
Il clostebol, derivato sintetico del testosterone, è utilizzato per curare lesioni cutanee come abrasioni e ustioni, ma possiede un notevole potenziale dopante, il che lo rende proibito nel contesto sportivo. In Italia, dove il medicinale è facilmente disponibile anche senza prescrizione, si è riscontrato un incremento dei casi di atleti risultati positivi a causa di contaminazioni accidentali, molti dei quali riguardano proprio il clostebol. Recenti indagini scientifiche hanno confermato che persino tracce minime di questa sostanza, trasmesse da una persona all'altra, possono generare un esito positivo nei test antidoping. Nonostante gli avvertimenti sui potenziali effetti dopanti indicati nelle confezioni dei farmaci, la facilità di acquisto del clostebol nel nostro Paese ha contribuito all'aumento degli episodi di doping non intenzionale.
La squalifica di tre mesi inflitta a Sinner, benché non sia stata una decisione all'unanimità, solleva questioni importanti sulla gestione delle sostanze dopanti e sulle politiche antidoping. Questa vicenda evidenzia la necessità di una maggiore sensibilizzazione e regolamentazione riguardo l'uso di farmaci contenenti sostanze proibite, in particolare rispetto ai rischi di contaminazioni non volontarie.
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