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MOSTRA UNICA
20 Aprile 2023 - 06:15
Una delle opere in mostra al Museo Accorsi Ometto fino al prossimo 3 settembre
Del Canaletto, uno dei più noti artisti del Settecento europeo e figura chiave del Vedutismo veneziano, in mostra c’è solo un’acquaforte. Ma la pregevolezza, la quantità, la varietà, l’unicità delle opere che compongono la mostra dedicata alla città lagunare nel XVIII secolo, rendono merito alla bella rassegna che si apre oggi nelle sale del Museo Accorsi - Ometto, dove rimarrà visibile fino al 3 settembre. Se a ciò si aggiunge la qualità dell’allestimento e la bellezza della location - il raffinato museo di arti decorative dove si conserva “il mobile più bello del mondo” (il doppio corpo di Pietro Piffetti) - si può dire che “Venezia nel Settecento. Una città cosmopolita e il suo mito”, così titola l’esposizione, è senz’altro da vedere.
A quasi un secolo di distanza dalla mostra “Il Settecento a Venezia”, prima rassegna a tema allestita nella città dei Dogi nel 1929, alla quale Pietro Accorsi (l’antiquario cui è intitolato il museo) diede un contributo rilevante, “Venezia nel Settecento”, curata da Laura Facchin, Massimiliano Ferrario e Luca Mana, racconta la vita della città lagunare nell’ultimo periodo della sua massima ricchezza ma anche della sua decadenza politica. Lo fa attraverso i dipinti, come il “San Rocco” di Giambattista Tiepolo, le vedute di Michele Marieschi, il maggior rivale di Canaletto, quelle di Luca Carlevarjis, di William James, le vedute di interni di Alessandro Longhi, le tele di Antonio Guardi, di Sebastiano Ricci, di Rosalba Carriera, tra le più celebri donne artiste dell’epoca.
In mostra anche due vedute di Bernando Canal, il padre di Canaletto. Dal Museo della Musica di Bologna proviene il ritratto di Antonio Vivaldi, mentre è un prestito del gallerista Gian Enzo Sperone un prezioso dipinto di Pietro Longhi. E poi ci sono le sculture di Giovanni Bonazza, i gruppi in porcellana della manifattura Cozzi, gli argenti, i mobili laccati. Le opere sono «in gran parte prestiti di privati, visto che le istituzioni pubbliche non sempre collaborano» chiosa il direttore del Museo Luca Mana. Si tratta, soprattutto, di collezionisti del territorio anche perché, è ancora Mana, «le più importanti collezioni di vedute veneziane sono proprio a Torino». Suddiviso in 9 aree tematiche - “Simboli e allegorie”, “I grandi maestri” “La visione degli artisti e dei viaggiatori”, “I grandi eventi del calendario annuale”, “Antonio Vivaldi e la grande tradizione musicale veneziana”, “Mobili e oggetti d’arte a Venezia nel Settecento”, “La tavola”, “Venezia ebraica”, “Venezia dalla fine del Settecento alla contemporaneità” -, il percorso espositivo si sviluppa inizialmente negli spazi adibiti alle mostre temporanee del museo e prosegue, poi, nelle sale della collezione permanente, in una sorta di dialogo tra temporaneo e permanente.
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