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Teatro Carignano

Manuel Agnelli è il "Lazarus" di David Bowie

ll frontman degli Afterhours in scena dal 6 al 18 giugno diretto da Walter Malosti

David Bowie

Unico e indimenticabile, lui dipingeva con il rock

David Bowie morì il 10 gennaio del 2016 a causa di un tumore al fegato. Ma ci fu ancora una cosa che fece prima di lasciare la vita terrena, donando al mondo un ennesimo gioiello della sua preziosissima eredità musicale. Qualche mese prima, il 17 dicembre del 2015, presso il Theatre Workshop di Manhattan, Bowie portò in scena “Lazarus”, la sua ultima opera, scritta con l’autore irlandese Enda Walsh. In sostanza il sequel di “L’uomo che cadde sulla terra” realizzato la bellezza di 50 dopo. Sarà proprio la storia dell’alieno imprigionato sul nostro pianeta a chiudere in maniera spettacolare la stagione del Teatro Carignano nell’opera, “Lazarus”, appunto, dal 6 al 18 giugno. A dirigerla Walter Malosti, a interpretarla, una delle voci rock più calde d’Italia, un artista, un personaggio: Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, accompagnato sulla scena da Casadilego, vincitrice di “X Factor” 9.


«Per rendere di nuovo vivo qualcosa bisogna avere il coraggio di mettere se stessi - spiega Manuel Agnelli che, vestaglia bordò, capelli sciolti, mostra sul palco tutta la sua voglia di peculiarità durante quello che è a tutti gli effetti un omaggio -. Se si vuole semplicemente essere una copia di qualcun altro, si rischia di essere irrispettosi. È impossibile rifare un’opera se è una grande opera. Io sono un grandissimo fan di Bowie, proprio per questa ragione sono stato molto attento a rispettare la metrica il ritmo. Le melodie sono quasi identiche ma interpreto tutto a modo mio. Mi viene naturale cantare i suoi brani ma, allo stesso tempo, sono stato attento a non esagerare, anche se ne avevo un gran voglia. Ho messo tanto del mio e penso che questa sia l’unica strada per rispettare un grande artista così. Ancora non so se ho scoperto qualcosa di nuovo su di lui, sto aspettando magari di scoprire qualcosa di nuovo di me».


Nella versione di Bowie e Walsh, l’alieno è ancora prigioniero sulla Terra, sempre più isolato nel mondo, chiuso nel suo appartamento, in preda alla depressione e vittima dei suoi fantasmi e della dipendenza dal gin: un moribondo che non riesce a morire. “Lazarus”, “It’s No Game”, “This Is Not America”, “Absolute Beginners”, “Always Crashing in the Same Car”, “Heroes”, le musiche che accompagnano un’avventura avveniristica, intima, rock. Brani legati in modo da costruire una frammentata e affascinante drammaturgia parallela.


«Bowie - afferma Malosti - era un’antenna sensitiva dello spirito del tempo e delle arti, percepiva umori e atmosfera, e poi digeriva e rimescolava tutto in una sintesi geniale, direi alchemica, visto il suo interesse per questa materia, in cui l’androginia e l’energia dionisiaca fanno esplodere l’interiorità e l’identità in mille frammenti e altrettante maschere».

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