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Un racconto vorticoso, disturbante, prezioso

«Ho la guerra chiusa nella testa». Il manoscritto ritrovato di Celine

La storia di Ferdinand, ferito nella prima guerra mondiale, alter ego dell'autore, tra dolore, infermiere vampiresche, incontri criminali

«Ho la guerra chiusa nella testa». Il manoscritto ritrovato di Celine

«Sentivo che dentro di vita ne restava ancora molta, che si difendeva per modo di dire. Se me lo raccontavano non ci avrei mai creduto. Adesso non camminavo manco troppo male, insomma duecento metri alla volta. Era abominevole dovunque come sofferenza, da sotto il ginocchio sino a dentro alla testa. A parte questo l’orecchio era poltiglia sonora, le cose non erano affatto le stesse né più come prima». No, niente era più come prima per Ferdinand, vent’anni, volontario nella Grande Guerra, ferito a un braccio e con una grave lesione all’orecchio dovuta a un’esplosione, mentre cerca di guadagnare le retrovie attraverso campi di battaglia disseminati di cadaveri, in una notte visitata da presenze ostili, fantasmi quanto mai reali. Fantasmi della guerra, fantasmi della vita.

È disturbante Louis-Ferdinand Celine, uno «scrittore da dimenticare» come ci ricordano i curatori dell’opera: lo è per la grandezza della sua prosa in cui il gergo mezzo malavitoso mezzo da bistrot si mescola alla scrittura più alta, lo è per le sue posizioni sempre controverse, o per le interpretazioni che ne sono state date. Pochi però sanno di un Celine volontario nei corazzieri nel 1912, giovanotto bramoso forse di fuga dalla famiglia che si ritrova sorpreso dalla guerra. Ferito in un’azione nelle Fiandre, resta invalido e con «la guerra nella testa», così come accade al suo Ferdinand in questo racconto, “Guerra” (Adelphi, 18 euro, traduzione di Ottavio Fatica), un inedito che di per sé merita una narrazione: rubato, al pari di altri inediti, nel 1944 da un baule nell’abitazione di Celine, è rocambolescamente ricomparso quasi sessant’anni dopo la sua morte e adesso lo possiamo conoscere nella sua traduzione italiana, arricchito da una premessa di François Gibault e dalla riproduzione a colori della sua prima pagina, con la grafia dell’autore, le sue cancellature, le sue correzioni, una versione grafica di quel vorticare della prosa, per esempio, di “Il ponte di Londra” più ancora che di “Viaggio al termine della notte”. Di cui questo racconto narra fatti coevi, come se da esso fosse stato espulso e poi abbandonato in una stesura ancora grezza e incandescente, incompleta.


Seguiamo Ferdinand dal momento in cui riprende conoscenza, fino all’ospedale, tra malati e farabutti e una vampiresca infermiera, dove fa amicizia con il malavitoso parigino Bébert e con sua moglie Angèle, che al fronte batte il marciapiede per lui: spunto per nuovi episodi grotteschi, esilaranti e raccapriccianti al tempo stesso, dove Céline preme sul pedale di una sessualità oltraggiosa e sfrenata. Infine, l’inattesa partenza per Londra, un posto dove andare come sempre a perdersi, più ancora che ritrovarsi. Con i rumori nella testa, più ancora delle immagini, come se dopo la guerra fosse impossibile tornare al silenzio, alla pace.

GUERRA

Louis-Ferdinand Celine

Adelphi

18 euro

Traduzione di Ottavio Fatica
A cura di Pascal Fouché
Con una Premessa di François Gibault

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