Linciaggi, schiavi, odio e tanto blues: un romanzo forte come un jab

Peppe Nastro è stato un pugile, fino a che è sceso dal ring suonato come una zampogna da un ragazzino e straparlando con le frasi storiche di Mohammed Alì. Ed è un chitarrista blues, senza gruppo però, perché i Kamikaze Blues Explosion sono scoppiati. Pozzy, il bassita, è partito per il paese dei nonni con l’idea di mettere su una qualche azienda agricola biologica, e nel frattempo va a insegnare italiano per stranieri. Pozzy, però, è scomparso, inghiottito dalle tenebre di Azzardo, sobborgo problematico di una grande città, pieno di odio e tensioni sociali: scomparso poco dopo lo stupro e l’omicidio di Gioia, una ragazza del posto, e il linciaggio di Karim, immigrato sospettato del crimine.

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Peppe parte per Azzardo sul suo camper-casa pieno di buone intenzioni e di alcol: si butta nel calore e nell’odio di Azzardo, tra i lavoratori a giornata, il caporalato e la moderna schiavitù nella convinzione che potrebbe trovare delle voci blues, come nell’America segregazionista. Ma invece delle voci si leveranno le fiamme.

Tra un bar semiclandestino, il Capitano ex militare che forse in patria tagliava «le braccia ai bambini vaccinati» - sì, il buon Peppe ha qualche difficoltà a non esprimersi direttamente -, il diario segreto del povero Karim, razzisti ridotti a miti consigli e speculatori appoggiati dalla politica, Peppe è un Lazzaro Santandrea impregnato di blues, la stessa lingua di Claudio Metallo, scrittore e videomaker autore di “Kamikaze blues explosion” (Coppola, 15 euro) è debitrice dell’elettricità di Andrea G. Pinketts: una narrazione fuori dagli schemi, battute fulminanti come un jab, un romanzo quasi picaresco, dove la musica - magari suonata con una Gibson rubata a B.B. King - la fa da padrona, tanto che nei capitoli, in fondo alla pagina, ci sono i link a Spotify per l’ascolto. Un gioiello.