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A settembre a Torino
06 Luglio 2023 - 09:00
Magari non i pascoli celesti, possibilmente non gli otto inferni shintoisti o le fiamme della tradizione cattolica, ma niente di tutto questo può portare a immaginare che una volta defunti ci si trovi nel gran caos della burocrazia, in un ufficio di smistamento dove nessuno ha realmente idea di cosa deve fare. E magari ti chiedi se sei morto e come sei morto, fino a che una figura incappucciata non ti dice che magari pensavi di insultare e sputare in faccia a quelli che ti hanno prelevato da casa, invece hai pianto e urlato e adesso ti ritrovi lì, con la tua macchina fotografica a pezzi, un solo sandalo e la visione del tuo corpo fatto a pezzi che viene gettato in un lago.
Non a caso uso questo rivolgermi con il “tu”, perché “Le sette lune di Maali Almeida” (Fazi, 20 euro, traduzione di Silvia Castoldi), di Shehan Karunatilaka, è scritto così, con l’uso della seconda persona singolare che diventa una narrazione incredibilmente poetica, evanescente e folgorante al tempo stesso.
Siamo nel 1990, Colombo è «una città puzzolente dove le azioni rimangono impunite e i fantasmi camminano non visti» e lo Sri Lanka un paese in cui l’elenco dei sospetti è tristemente lungo e a regolare i conti sono squadroni della morte, attentatori suicidi e sicari. Maali Almeida, fotografo di guerra, giocatore d’azzardo, una vita passata fra amori gay clandestini, ha documentato questi orrori, prima di finirne vittima, anche se non riesce a capire, a ricordare bene perché, in che modo. Lì, in quell’ufficio di transito, dove incontra coloro che aveva fotografato appena assassinati o che finge di non ricordare, tra un professore senza testa e una sindacalista divenuta operatrice dell’altro mondo, Maali apprende una cosa fondamentale: ha sette lune di tempo per mettere a posto le cose, per così dire, prima di andare alla destinazione eterna. E ciò che ricorda è una scatola sotto il suo letto, una di quelle dove custodiva le fotografie: una scatola dal contenuto scottante, adesso. E deve farla trovare dall’uomo e dalla donna che ha amato di più. Imparando a muoversi seguendo i venti, a sussurrare nelle orecchie dei vivi, il tutto continuando spesso a portare agli occhi la sua macchina fotografica distrutta, perché non si può cambiare ciò che si è stati.
«I paragoni letterari più immediati sono quelli con il realismo magico di Salman Rushdie e Gabriel García Márquez. Ma il romanzo ricorda anche l’arguzia mordente e il surrealismo di Le anime morte di Nikolaj Gogol’ o Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov» ha scritto “The Guardian” a proposito di questo romanzo che ha vinto il prestigioso Booker Prize. E sono paragoni assolutamente calzanti. Il viaggio quasi escatologico di Maali è poesia, è nostalgia, è permeato di rabbia e di amore.
E Shehan sarà in Italia a settembre: l’11 appuntamento a Torino per l’inaugurazione della nuova stagione del Circolo dei lettori.
LE SETTE LUNE DI MAALI ALMEIDA
Shehan Karunatilaka
Fazi
20 euro
traduzione di Silvia Castoldi
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