Cerca

Flowers Festival

Edoardo Bennato: «Sono un rinnegato, rocker per natura»

Il cantautore in concerto l'8 luglio: «Amo Torino, ci vengo spesso per visitare i luoghi d’arte»

Edoardo Bennato

Il rocker napoletano classe 1946

È stato l’unico, oltre quarant’anni fa, a riempire uno stadio con il suo puro rock made in Napoli. E da allora, Edoardo Bennato non si è più fermato. Così ha voluto il suo istinto, così hanno fatto in modo che accadesse i suoi fan che non lo hanno mai abbandonato e che continuano a crescere. Sarà un bagno di folla quindi per lui sabato 8 luglio al parco della Certosa di Collegno, ospite del Flowers Festival (biglietti mailticket), per un concerto in cui si canterà a squarciagola sulle note di “Sono solo canzonette”, “L’isola che non c’è”, “Viva la mamma”, “Il rock di Capitan Uncino”, “Un giorno credi” che i più giovani ricordano nel remix di Gigi D’Agostino.

Cos’ha in programma per il Flowers?
«Sarà un concerto ad alto contenuto rock&blues».


Bennato, Napoli, Torino: la nostra città la ama...
«E io amo Torino, da sempre, anche quando non ci faccio un concerto, spesso ci vengo per i suoi luoghi d’arte e per la sua storia».


Oltre Quarant’anni di rock, si sente cambiato Edoardo Bennato?
«Il rock, per quanto mi riguarda, non è solo un genere musicale ma un vero e proprio stile di vita, quasi una religione. Il rock si nutre dei paradossi, delle schizofrenie ed è contro i luoghi comuni che ci circondano. Io che sono fin dalla prima ora un rinnegato non posso che continuare a sventolare un’unica bandiera: quella del rock».


Chi le piace tra i giovani?
«Ci sono diversi nuovi artisti della scena musicale americana e inglese di cui ho grande stima. Tra gli italiani come professionalità e modo di fare mi piace Leo Gassman che mi ha chiesto di condividere il palco di San Remo, sono anche molto affezionato ad Alex Britti».


Qual è stata la parte più impegnativa della sua vita musicale?
«Coniugare dei testi in italiano con il rock non è semplice. Le mie canzoni nascono da idee che trovo sulla chitarra e accompagno con la voce in un finto inglese. Poi devo fare in modo che anche in italiano suoni bene: che abbiano dei contenuti e anche delle sonorità orecchiabili. Capita che le stesse parole in finto inglese mi suggeriscano l’idea di un testo».


E di quella privata?
«Della mia vita privata non amo parlarne molto».


Qual è stata la sua ispirazione principale quando ha iniziato a scrivere canzoni?
«La strada è stata ed è la principale fonte di ispirazione. Cercare di rendere in musica le vibrazioni positive, ma anche negative che arrivano dal contatto costante con le persone».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.