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Flowers Festival
07 Luglio 2023 - 07:00
Il rocker napoletano classe 1946
È stato l’unico, oltre quarant’anni fa, a riempire uno stadio con il suo puro rock made in Napoli. E da allora, Edoardo Bennato non si è più fermato. Così ha voluto il suo istinto, così hanno fatto in modo che accadesse i suoi fan che non lo hanno mai abbandonato e che continuano a crescere. Sarà un bagno di folla quindi per lui sabato 8 luglio al parco della Certosa di Collegno, ospite del Flowers Festival (biglietti mailticket), per un concerto in cui si canterà a squarciagola sulle note di “Sono solo canzonette”, “L’isola che non c’è”, “Viva la mamma”, “Il rock di Capitan Uncino”, “Un giorno credi” che i più giovani ricordano nel remix di Gigi D’Agostino.
Cos’ha in programma per il Flowers?
«Sarà un concerto ad alto contenuto rock&blues».
Bennato, Napoli, Torino: la nostra città la ama...
«E io amo Torino, da sempre, anche quando non ci faccio un concerto, spesso ci vengo per i suoi luoghi d’arte e per la sua storia».
Oltre Quarant’anni di rock, si sente cambiato Edoardo Bennato?
«Il rock, per quanto mi riguarda, non è solo un genere musicale ma un vero e proprio stile di vita, quasi una religione. Il rock si nutre dei paradossi, delle schizofrenie ed è contro i luoghi comuni che ci circondano. Io che sono fin dalla prima ora un rinnegato non posso che continuare a sventolare un’unica bandiera: quella del rock».
Chi le piace tra i giovani?
«Ci sono diversi nuovi artisti della scena musicale americana e inglese di cui ho grande stima. Tra gli italiani come professionalità e modo di fare mi piace Leo Gassman che mi ha chiesto di condividere il palco di San Remo, sono anche molto affezionato ad Alex Britti».
Qual è stata la parte più impegnativa della sua vita musicale?
«Coniugare dei testi in italiano con il rock non è semplice. Le mie canzoni nascono da idee che trovo sulla chitarra e accompagno con la voce in un finto inglese. Poi devo fare in modo che anche in italiano suoni bene: che abbiano dei contenuti e anche delle sonorità orecchiabili. Capita che le stesse parole in finto inglese mi suggeriscano l’idea di un testo».
E di quella privata?
«Della mia vita privata non amo parlarne molto».
Qual è stata la sua ispirazione principale quando ha iniziato a scrivere canzoni?
«La strada è stata ed è la principale fonte di ispirazione. Cercare di rendere in musica le vibrazioni positive, ma anche negative che arrivano dal contatto costante con le persone».
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