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Lutto nel mondo della letteratura
12 Luglio 2023 - 16:09
Se la sua biografia ufficiale si limitava a due righe - “Milan Kundera è nato in Cecoslovacchia. Si è trasferito in Francia nel 1975” -, probabilmente anche il suo necrologio sarà così: Milan Kundera è morto a Parigi, il 12 luglio 2023. Se n’è andato così, all’età di 94 anni, il più grande degli scrittori, al tempo stesso esule ed eretico in patria, l’uomo che aveva deciso di “scomparire”, negandosi a interviste, fotografie, immaginatevi comparsate televisive o presentazioni, peggio ancora scritti sui giornali. Parlavano i suoi romanzi e i suoi racconti.
“Non ti solletica Milan Kundera” cantava anni fa Antonello Venditti in “Questa insostenibile leggerezza dell’essere”, che dello scrittore ceco prendeva il titolo del romanzo esploso all’attenzione mondiale, per virarlo in una sorta di critica a certa intellighenzia. Sì, perché l’intellettuale Kundera era diventato in qualche modo una icona pop: il romanzo - una storia d’amore infilata nelle difficoltà della Cecoslovacchia che vede tradita la sua Primavera, un meccanismo di tradimenti e relazioni a tre, di musica e cultura, di ribellione ed erotismo - era divenuto uno di quelli “da leggere”, arricchito dall’essere pubblicato nelle elegantissime serie di Adelphi, reso universale dal bellissimo film uscito poco tempo dopo.
Ma il personaggio Kundera era da conoscere a tutto tondo: nato a Brno, nell'allora Cecoslovacchia, il 1° aprile 1929, era figlio di Ludvík, un noto pianista, direttore dell'Accademia Musicale di Brno. Laureato all’Accademia delle arti drammatiche e musicali di Praga, diventa docente di Letterature comparate, ma viene espulso - per la prima volta - dal Partito comunista. Riammesso, nel 1968 si schiera con il movimento di riforma della cosiddetta Primavera di Praga. Agli anni ‘60 risalgono i suoi libri di racconti “Amori ridicoli”, con i due seguiti, e il romanzo, “Lo scherzo”, una satira violenta e dolorosa della realtà cecoslovacca negli anni del culto della personalità. E’ scomodo per il partito. E quando arrivano i carri armati sovietici, come capita a tanti intellettuali, viene licenziato dall’università. Deve pubblicare di nascosto, sotto pseudonimi, tanto che al governo conviene lasciarlo espatriare: arriva in Francia nel 1975 e questa diverrà la sua patria, tanto da ottenere la cittadinanza francese. Mentre gli verrà tolta quella patria: lui, oltretutto, rifiutò per tutta la vita di concedere i diritti di traduzione delle sue opere in ceco. Esule ed eretico.
In Milanku, come lo chiamava la moglie, i temi dell’amore, della cultura, delle trappole della storia rappresentano il modo in cui il romanzo, quello vero, può raccontare la caduta del Secolo breve e l’affacciarsi di un’alba mai vista realmente. Scrittura alta e ritmo pop si coniugano, come nel “Libro del riso e dell’oblio”, o nella “Lentezza”. L'ultimo gigante, avvicinato molte volte al Premio Nobel, ma senza ottenerlo. Nel caso, non lo avrebbe scritto in quella riga di biografia.
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