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Casa Tennis, piazza Castello

«Jannik Sinner? Altro che il calcio, ma io faccio giocare gli dei»

Marino Bartoletti presenta domenica 19 il suo ultimo libro: «La formazione? Maradona, Mazzola, Meroni e..»

Marino Bartoletti

Marino Bartoletti e il suo "La partita degli dei"

Il tennis, il calcio, Marino Bartoletti. Si chiuderà così, domenica 19 novembre (11,30), la magica settimana torinese delle Atp Finals presso il salotto di appassionati e addetti ai lavori, quella Casa Tennis di piazza Castello che fra incontri, degustazioni, drink e chiacchiere tra amici ospiterà, last but non least, lo storico giornalista sportivo per la presentazione del suo ultimo libro, campione di vendite, “La partita degli dei” (Gallucci Editore). Il fiore all’occhiello della sua bibliografia nato dopo il trittico “La cena degli dei”, “Il ritorno degli dei”, “La discesa degli dei”. Il racconto che tutti gli amanti di calcio dovrebbero le

A un certo punto Mazzola incontra Maradona negli spogliatoi e gli chiede: Chi sei tu? Lui risponde: Io so chi sei tu! Maradona si toglie la maglia con il numero 10 e la consegna al mitico capitano granata

ggere, il sogno di ognuno di loro rappresentato da una partita magica in cui a scontrarsi ci sono Maradona, Mazzola, Meroni, Vialli, Pelè e chi più ne ha, più ne metta. Un viaggio leggero attraverso la penna di uno dei giornalisti più preparati del settore che si è presto riscoperto anche narratore sopraffino. Un volto tv, quello di Bartoletti, entrato nelle case di tutti per essere stato l’ideatore di “Quelli che il calcio” e per essere tutt’ora il maggior esperto del Festival di Sanremo.


E, adesso, con Torino può dire di vivere anche il tennis?
«Con Torino, con le Atp, e con le emozioni che ci sta dando questo meraviglioso ragazzo, Jannik Sinner, le quali sono di gran lunga superiori a qualsiasi altra cosa».


Anche superiori a quelle calcistiche?
«Sì. Lui ha fermato l’Italia con un’impresa memorabile, come quelle di Pantani nel ciclismo, di Tomba nello sci, di Valentino Rossi nel motociclismo. Anche il calcio si deve togliere il cappello di fronte alle sue imprese. Di conseguenza, sono molto onorato di presentare questo libro a Torino>.

Lei pratica tennis?
«L’ho praticato un po’, in passato».

Torniamo al libro: quella che ha immaginato è davvero la partita degli dei.
«L’ha pensata il bambino che c’è in me e l’ha scritta questo signore baffuto. La voglia di scriverne mi è venuta l’anno scorso dopo la morte di Pelè, di Mihajlovic, di Vialli. Ho pensato che fosse il momento giusto per scriverla».

Ecco, parliamo della formazione...
«Ci sono tutti loro, ma anche Maradona, Meroni, Fortunato, Vialli, Scirea, Rossi li vediamo giocare tutti insieme in Paradiso contro gli stranieri, Pelé, Cruijff, Eusébio, Di Stéfano, Puskás, Jašin e Best».

Chi vince?
«Non si può rivelare»

Rigori?
«Ovvio, arbitra Lo Bello»

Azioni?
«Senza dubbio è una partita divertente, a un certo punto vedi Gigi Meroni che passa a Valentino Mazzola che passa a Maradona, ma in porta...».

Cosa succede, ci dica?
«No, non si può...».

Sembra di vedere un film.
«Non escludo che lo diventi».

Una bellissima storia, ma il calcio non sta vivendo un buon momento...
«Il calcio è allineato con il momento che sta vivendo il mondo. Questi campioni sono diversi, l’Arabia non li avrebbe mai potuti comprare, loro non ci sarebbero andati. I ventenni di oggi non capiscono la fortuna che la vita ha dato loro».

Scriverebbe un libro su Sinner?
«No, per il semplice fatto che non lo conosco. I campioni del mio libro li ho conosciuti tutti. Ho viaggiato con loro, ho mangiato con loro, ho pianto con loro e per loro. Però, scriverò un libro per il Festival di Sanremo nel 2025».

Già Sanremo, la sua passione. Cosa pensa di Amadeus, cosa accadrà dopo di lui?
«Amadeus potrebbe anche rimanere. E’ riuscito in un’impresa unica non soltanto in termini di ascolti. E’ stato in grado di portare sul palco musica che non vi sarebbe mai arrivata e ha rivalutato la musica italiana in genere».

Cos’è per lei Sanremo?
«E’ Sanremo, io diffido di chi non guarda Sanremo».

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