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Teatro Carignano
23 Dicembre 2023 - 15:32
Valeria Solarino e Paolo Calabresi in una scena
Commedia dei record, campione di incassi, riconoscimenti di ogni genere, tra David di Donatello, Nastri D’Argento, Globi e Ciak d’Oro, “Perfetti sconosciuti”, il film di Paolo Genovese del 2016, oltre ad essere stato un grande successo in Italia vanta anche il più alto numero di remake nel mondo, ad oggi 25, l’ultimo è di quest’anno in Danimarca. Il motivo? Come ha detto Giampaolo Letta, ad della Medusa Film, produttrice della pellicola, «perché la storia funziona a Roma, come a Tokyo, come a New York». E se quella storia di coppie di amici, messe a nudo dei loro segreti svelati dai rispettivi telefonini durante una cena, ha funzionato sul grande schermo, perché non a teatro? Ecco allora la versione teatrale: sempre diretto da Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti” approda martedì 26 dicembre al Teatro Carignano di Torino, dove andrà in scena fino a domenica 7 gennaio. Con un cast rinnovato: nel ruolo di Eva è Valeria Solarino cresciuta allo Stabile di Torino. L’attrice venezuelana veste i panni della padrona di casa, nel film interpretata da Kasia Smutniak. Con lei Paolo Calabresi, Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina.
C’è un motivo particolare per cui le hanno assegnato il ruolo di Eva?
«Perché sono vicina a quel carattere. C’è una certa impenetrabilità in Eva, lei è allergica alle ipocrisie ed è lei che lancia il gioco, anche se in casa c’è il suo amante. Ma più che il tradimento quello che emerge è il rapporto tra il marito e la figlia, rapporto da cui lei si sente estromessa».
Che differenza c’è tra i “Perfetti sconosciuti” al cinema e quelli a teatro?
«La tensione drammatica che c’è nel film a teatro si trasforma in un’esplosione comica. Anche se le battute sono identiche. Qui si ride di più. Kasia Smutniak, che è una mia amica, è venuta a vedermi e mi ha detto che si è divertita molto».
Aveva visto il film quando è uscito?
«Sì, è un film che ho molto amato. Mi sembrava impossibile trasporlo dal cinema al teatro, perché nel film la regia si sofferma sugli sguardi, sui primi piani che sono molto eloquenti per esprimere la psicologia dei personaggi. A teatro questo non è possibile, non ci sono primi piani, ma Genovese è comunque riuscito a creare una regia diversa, adatta per il palcoscenico».
Lei torna allo Stabile di Torino, lì dove tutto è cominciato.
«Sì e sono molto emozionata. Ho studiato recitazione alla scuola dello Stabile con Mauro Avogadro. È stato meraviglioso, sono stati gli anni più belli della mia vita. Mi sono serviti non solo per imparare tecniche di recitazione, ma per capire davvero che cosa volevo fare nella vita. Era dal 2013 che non tornavo al Carignano, l’ultima volta avevo recitato qui con “La signorina Giulia” di Strindberg».
Lo spettacolo diverte il pubblico e voi attori vi divertite in scena?
«Sì, molto, a volte ci viene da ridere, anche se non dovremmo...».
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