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Cinema e l'Isola del tesoro, ecco chi è l'esordiente Francesca Mautino

Tre gemelle imprevedibili, un'amica scomparsa anni prima e i misteri di Torino

Cinema e l'Isola del tesoro, ecco chi è l'esordiente Francesca Mautino

Ha 41 anni, quando ne aveva sei ha impiegato un’intera estate per leggere il primo vero romanzo che le fosse capitato tra le mani: “L’isola del Tesoro”, si occupa di cinema e ha frequentato la Holden, è nata a Ivrea ma vive a San Salvario. Francesca Mautino esordisce nella narrativa con una storia che non può non evocare molti misteri sabaudi, quelli delle persone scomparse in particolare.

La protagonista di “Qualcuno che conoscevo” (Longanesi, 16,90) si chiama Valentina Bronti ed è mamma di tre gemelle (l'autrice invece ne ha solo due) cui, con grande senso dell’umorismo, ha dato i nomi di Emilia, Carlotta e Anna, come le celebri sorelle Brontë. Conservare alto l’umore non è così facile per Valentina, una vita incastrata tra illusori tutorial sulle pulizie domestiche e una relazione fallimentare con Marco, il padre delle bimbe che si è ritirato a dormire nello sgabuzzino.

Finché un giorno viene convocata all’asilo perché le tre piccole pesti hanno tentato la fuga trascinando con sé una compagna. Davanti alla direttrice, c’è un’altra mamma: Chiara Barberis. Altezzosa e severa, Chiara lascia in Valentina una strana impressione. Un’impressione confermata dalla scoperta che si tratta proprio di “quella” Chiara Barberis: la sorella di Elisa, la ragazza scomparsa inspiegabilmente dieci anni prima, quasi inghiottita dal buio di una Torino che da sempre ha fatto del mistero il suo secondo volto.

È così che Valentina si ritrova in una storia piena di ombre e bugie. Con un entusiasmo e una sagacia sorprendenti, prima di tutto per lei, si tuffa nelle strade, nei palazzi signorili, negli atenei della città, improbabile ma tenace investigatrice. Ciò che Valentina scoprirà di Elisa, di Torino e soprattutto di sé stessa è la materia spumeggiante di questo romanzo, capace di tratteggiare un personaggio attualissimo in cui convivono senso di inadeguatezza, acume e un’ostinata vitalità.

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