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Cani attori
25 Febbraio 2024 - 05:00
“La legge di Lidia Poët” e Kuba
Si chiamano Pagnottella, Kuba, Kendra: sono alcuni degli attori di serie di successo girate a Torino, come “Blocco 181” e “La legge di Lidia Poët”, ma i loro nomi non sono famosi e il loro apporto non è mai sufficientemente sottolineato. Come mai? Sono cani-attori (non attori “cani”), bravissimi nel loro lavoro e addestrati da Michele Cursio per conto della società MovieDog di Salussola in provincia di Biella.
Pagnottella è un cucciolo di quattro mesi, razza esotic bouldogue francese, che sta lavorando in queste settimane - come il pastore belga malinois Kendra - sul set torinese di “Blocco 181”, la fiction di Sky ideata dal rapper Salmo. Kuba, invece, è un cane corso che divide la scena con Matilda De Angelis in “Lidia Poët”.
Michele, come si insegna a un cane a recitare?
«Ho iniziato a lavorare con i cani una ventina di anni fa, ma nel cinema più di recente, quando MovieDog mi ha chiesto un supporto per un set. Ho proposto il mio cane, era un videoclip di Erba: è andata bene e mi sono specializzato. Il mondo dello spettacolo mi affascina».
Negli anni questo lavoro è cambiato?
«Moltissimo, prima bastava portare un cane capace di seguire comandi base, ora i registi sono sempre più esigenti, i cani fanno azioni specifiche. Dobbiamo prepararci anche a dare i comandi in modo non verbale, non possiamo far sentire la nostra voce. Il cane poi deve essere ben socializzato».
Quali sono i rischi del mestiere per un cane in un film?
«Rumori strani, luci forti, videocamere vicine, e devono riuscire a restare indifferenti, anche in scene di corsa in cui vengono seguiti dai cameraman. Li prepariamo a tutto, a sembrare “normali” e non cani addestrati, a seguire un attore o fare semplici azioni come portare un telecomando».
Qualche ricordo curioso dai set in cui ha lavorato?
«Per Lidia Poët il cane era troppo bravo, ha fatto la scena richiesta al primo colpo e allora sul momento hanno scelto di fargliene fare altre, abbiamo passato la notte a recitare. Poi ci capita spesso l’attore che ha paura e allora bisogna lavorare prima delle riprese, farli conoscere bene».
Tutte le razze sono adatte a recitare in un film?
«Sì, e anche i cani non di razza, che sono sempre più richiesti: alcuni tipi, come il Golden retriever o il border collie, sono state molto usate e ora ne vanno altre. Il nostro addestramento è sempre positivo, con cibo e giochi come premi, i cani sono sempre felici di recitare».
Quest’autunno è uscito in sala “Dogman” con 115 cani coinvolti: un sogno o un incubo?
«Uno dei primi set su cui ho lavorato è stato a Sestriere un film con Massimo Boldi, “Natale a 4 zampe”: in totale sono serviti 180 animali tra cani, gatti, furetti, pappagalli e conigli... una bella esperienza».
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