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ARTE

Maria Giachetti, da Settimo Rottaro ad ArtParma: "Dipingo le lenzuola del mio Canavese e le trasformo in arte contemporanea"

L'artista e restauratrice in questi giorni in Emilia espone le sue opere dipinte su tele e tessuti di un tempo: "Tra arte astratta e futurismo"

Maria Giachetti, da Settimo Rottaro ad ArtParma: "Dipingo le lenzuola del mio Canavese e le trasformo in arte contemporanea"

I lavori di Maria Giachetti esposti a Parma in questi giorni

Il nero lo ricava dai tralci di vite nelle campagne intorno al suo paesino Settimo Rottaro, vicino a Ivrea e in provincia di Torino, l’ocra dalle miniere di ferro della Val Chiusella, l’ocra rosso dalle miniere dell’Isola d’Elba, mentre il rosso cinabro lo fa arrivare appositamente dal Monte Amiata in Toscana. Nel suo orto, invece, coltiva una pianta da cui ricava il guado, un colore simile a quello dei jeans, mentre per il blu lapislazzuli macina direttamente le pietre di lapislazzuli provenienti dall’Afghanistan.

Maria Giachetti nel suo studio


MARIA GIACHETTI E LE TELE CANAVESANE
Tutti questi pigmenti Maria Giachetti li ricava seguendo gli antichi ricettari di Cennino Cennini, dopodiché li utilizza per dipingere su antiche tele canavesane i suoi soggetti astratti, opere moderne che strizzano l’occhio al futurismo. Antico e contemporaneo si fondono armonicamente nell’arte di questa pittrice e restauratrice piemontese i cui lavori saranno esposti in questi giorni ad ArtParma Fair, la mostra mercato d’arte moderna e contemporanea in programma fino al 10 marzo presso il quartiere fieristico parmense. «Nelle mie opere voglio fare vedere la storia del mio territorio - spiega l’artista -. È di lì che recupero le materie prime. Le antiche tele canavesane sono le lenzuola che un tempo le donne cucivano per i loro corredi. Io le stendo su un telaio che faccio fare dal falegname e poi le lavoro, le dipingo, le coloro con i colori che usavano una volta». Con un linguaggio, però, assolutamente contemporaneo. «Ho avuto una formazione classica, ho studiato all’Accademia, facevo arte figurativa, iperrealista, poi, a un certo punto mi è scattato il desiderio di interpretare una nuova realtà, ho aperto simbolicamente una porta e ho scoperto quanto ci sia ancora da esplorare. Così mi sono data all’arte astratta, quasi futurista. Per esempio, quando ho dipinto la battaglia delle arance di Ivrea mi sono concentrata più che sulle arance sul dinamismo della battaglia, sul movimento».

Una delle opere esposte di Maria Giachetti

LA FORMAZIONE
L’amore, invece, per l’antico e la competenza tecnica le derivano dalla sua professione di restauratrice. Maria è accreditata presso la soprintendenza delle Belle Arti e ha eseguito importanti restauri come gli ambienti storici al piano terra del Castello della Manta e del Castello di Masino, la Cappella di San Carlo e Cappella di Sant’Anna ad Azeglio, il restauro della sede della filarmonica Francesco Romana a Castellamonte e del soffitto di Palazzo Crespi a Milano. E guardando all’antico in chiave moderna, in futuro dopo le lenzuola da rivisitare ci potrebbero essere le camicie da notte.

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