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La storia

Alessia Debandi: «Ho combattuto contro il tumore ma posso dire di avere vinto io»

«Mi hanno aiutato i film di Nanni Moretti...». L'attrice del "Paradiso delle Signore" svela i retroscena della malattia: «Ho congelato gli ovuli, anche io potrò diventare mamma nonostante la chemioterapia»

Alessia Debandi

Alessia Debandi nel "Paradiso delle signore" e durante le cure

Alessia, 25 anni. Bella, dotata, talentuosa. La sua corsa in discesa verso il successo nel mondo del cinema si è interrotta bruscamente la scorsa estate quando tra un provino e l’altro, i set, il teatro, è arrivata anche la terribile diagnosi: tumore, linfoma di Hodgkin, per la precisione. Esatto, lo stesso che molti anni fa colpì anche uno dei suoi attori e registi preferiti, Nanni Moretti, i cui film le hanno tenuto compagnia durante le lunghe settimane di chemioterapia.

«Sì, per fortuna, però, oggi posso dire che le cose vanno decisamente meglio», racconta Alessia Debandi, classe 1998, la famosa “Angela” del “Paradiso delle Signore”, incontrata nella sua Alessandria dove da settembre è tornata a vivere lasciandosi alle spalle Roma, per stare vicino a mamma e papà durante le pesanti cure. Sorridente e dolce come sempre Alessia è bellissima e, se non fosse per i capelli biondi leggermente più corti, anche il suo aspetto, complice la gioventù, è rimasto quello di sempre.

In fondo la sua avventura iniziò proprio da Torino nel 2016 vincendo il concorso “Una ragazza per il Cinema”...
«Sì, da lì gli studi presso il Cdh, Cinema District Hub, di Mirella Rocca cui devo molto sia a livello professionale, sia personale. In questi mesi mi è stata sempre molto vicina, mi ha sostenuta. E poi Roma, l’Actor’s Planet di Rossella Izzo e i primi lavori».

Come si è accorta che qualcosa non andava?
«Mi sentivo strana da settimane, stanca, spesso febbricitante. Di notte, poi, mi svegliavo con vampate di calore molto forti e, alla fine, mi si è gonfiato un linfonodo sul collo che era impossibile non notare. Iniziai una serie di esami infiniti fino alla diagnosi definitiva arrivata ad agosto».

Poi cosa accadde?
«Avevo appena finito di girare una serie, “L’arte della gioia” che uscirà su Sky, avrei dovuto iniziare a insegnare teatro ai bambini. È successo che ho mollato tutto da un momento all’altro, non ho più fatto niente. Il giorno in cui ho comunicato al mio agente che ero malata, mi ha detto che avevo vinto un provino...».

Non dev’essere stato facile per lei...
«Ho cercato di assumere sempre un atteggiamento positivo, ho avuto pochi momenti di down. Ho imparato ad avere pazienza, ho aspettato che le cure facessero effetto. Sono tornata nella mia Alessandria dove ci sono mamma e papà ma ho preso una casetta tutta mia. È stata la scelta migliore. Nelle settimane dopo la chemio stavo molto male a volte mi dava fastidio anche la luce, avevo solo bisogno di silenzio, non riuscivo neppure a mangiare...».

E oggi come sta?
«Meglio, molto meglio. Sto terminando le cure e gli esami vanno decisamente bene. Presto tornerò a Roma, Alessandria mi ha accolta molto bene, ma è ora che io riprenda in mano la mia vita. Inizierò di nuovo a fare provini e a insegnare teatro».

E per quanto riguarda la sua vita personale? È fidanzata?
«Sì, ma sono molto riservata su questo argomento. Voglio parlare però del congelamento degli ovuli, una tecnica che permette alle donne che devono affrontare le chemioterapia di avere, un domani, dei dei figli».

Ci spieghi?
«Intanto, prima della cura mi è stata indotta la menopausa temporanea. Presto riavrò il ciclo ma, non si sa quali effetti possano avere causato chemio e radio sulle ovaie. Pertanto, per le pazienti che lo possono fare, la medicina permette loro il congelamento degli ovuli dando la possibilità così di diventare mamma anche a chi ha avuto un tumore e si ritrova con le ovaie compromesse».


Cosa le è rimasto di questi lunghi e difficili mesi?
«Ho imparato a dare il giusto valore alle cose e... ho imparato a dipingere. Ho trascorso giornate intere con il pennello in mano, ho realizzato decine di disegni e fatto altrettanti regali agli amici. Già, i miei amici, anche loro sono stati fondamentali per me».

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