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26 Aprile 2024 - 21:16
Eskimo, una delle foto scattate dalla Bourke-White per la rivista "Life"
Margaret Bourke-White nella sua carriera ha collezionato una serie di primati: prima donna ad essere stata accreditata dall’esercito americano sui teatri di guerra - nel ’43 era sui caccia americani che bombardavano e fotografò quello che fu uno dei più violenti attacchi all’esercito tedesco -; sempre durante la guerra fu la sola fotografa straniera a Mosca - la sua foto dell’attacco tedesco del 26 luglio del ’41 all’ambasciata americana di Mosca è considerata una delle fotografie entrate nella storia -; prima donna fotografa per il settimanale Life; suo il primo ritratto non ufficiale di Stalin, rimasto anche unico per molti anni e autorizzato al di fuori dell’Urss, suo anche l’ultimo scatto di Gandhi, immortalato poche ore prima che fosse assassinato.
Fu anche la prima a documentare gli orrori del campo di sterminio di Buchenwald, il giorno dopo la liberazione dei prigionieri. «Ho visto e fotografato i mucchi di corpi nudi e senza vita, gli scheletri umani nelle fornaci, gli scheletri viventi che sarebbero morti il giorno dopo perché avrebbero dovuto aspettare troppo a lungo per la liberazione, i pezzi di pelle tatuata usati per i paralumi - scriveva nella sua autobiografia intitolata “Portrait of myself”- . Usare la fotocamera è stato quasi un sollievo. Ha interposto una leggera barriera tra me e l’orrore di fronte a me». Margaret Bourke-White sarà la protagonista dell’estate a Camera - Centro italiano della Fotografia. È dedicata, infatti, alla fotografa newyorkese (era nata nel Bronx nel 1904) la mostra “Margaret Bourke-White. Lo sguardo dal tetto del mondo”.
Qui sopra, uno scatto di Paolo Novelli
Curata da Monica Poggi, si aprirà il 14 giugno prossimo nelle sale di via delle Rosine e fino al 6 ottobre documenterà, attraverso 150 scatti, il lavoro e la vita di una maestra della fotografia, dagli esordi come fotografa industriale alla fine degli anni Venti - fu la prima ad arrampicarsi sulle colate di ferro delle fonderie - ai suoi reportage in tutto il mondo. Margaret documentò di tutto: la Grande Depressione, le opere del New Deal di Roosvelt, la guerra, l’apartheid sudafricano. Documentò anche la sua malattia, quella che le costò la vita nel 1971. In concomitanza con la mostra della Bourke-White, la Project Room di Camera ospiterà “Il giorno dopo la notte”, personale di Paolo Novelli (Brescia, 1976) a cura del direttore artistico del Centro Walter Guadagnini. La rassegna, con le fotografie analogiche in bianco e nero legate al tema dell’incomunicabilità, riunisce due cicli di lavoro di questo esponente della fotografia contemporanea di ricerca, realizzati fra 2011 e 2018, e considerati centrali nell’evoluzione del suo linguaggio.
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