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CINEMA
22 Maggio 2024 - 22:47
Paul Schrader, al centro, premiato con la Stella della Mole dal direttore e dal presidente del Museo Nazionale del Cinema
Dalla Croisette, dove ha sfilato per il suo ultimo film “Oh Canada” accanto ai suoi attori Richard Gere e Uma Thurman, a Torino, dove mercoledì 22 maggio ha tenuto una masterclass affollata, ricevuto il premio Stella della Mole e introdotto al cinema Massimo la proiezione del suo “First reformed”: nonostante gli ormai quasi 78 anni, Paul Schrader, regista e sceneggiatore (da Taxi Driver a Toro scatenato), non ha nessuna intenzione di fermarsi.
La prima curiosità da svelare riguarda il ruolo di Richard Gere in “American Gigolo”, che ha scritto e diretto: perché quando il personaggio si presenta dice di essere nato a Torino?
«Onestamente non so di dove originario fosse quel personaggio, ma di certo non era di Torino: quell’uomo è un bugiardo, avrebbe detto qualsiasi cosa ritenesse utile per piacere a una donna!».
Di “American Gigolo” recentemente è stata fatta anche una serie tv, cosa ne pensa?
«Qualche anno fa mi hanno chiesto cosa ne pensavo, per me era una pessima idea: quel film esisteva in un preciso tempo e quel preciso tempo era passato. Un anno dopo sono tornati e mi hanno detto: abbiamo i diritti e lo faremo lo stesso, quindi o lo facciamo senza di te o ci dai il permesso di usare il tuo nome e ti diamo 50.000 dollari. Ho preso i soldi, ma non ho mai visto la serie».
Da tempo si parla di un suo progetto su Frank Sinatra con Kevin Spacey, che l’anno scorso ha ricevuto la Stella della Mole come lei: lo vedremo mai?
«No, purtroppo, e non credo vedremo mai neanche quello che Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio stanno cercando di fare ora. Il problema è Tina, la figlia, che detiene i diritti su tutte le sue canzoni e si rifiuta sempre di accettare questi progetti... vedremo come andrà, il mio progetto si è arenato anche per i problemi che ha avuto Kevin».
Lei usa spesso i social network per commentare i film che vede, spesso spiazzando il suo pubblico con giudizi molto sinceri: le è piaciuto “Barbie”, ad esempio.
«Vero! A me è piaciuto, soprattutto la fine: ora sento dire che vogliono farne un seguito, ma non lo farei. La grande idea è stata quella di portare Barbie fuori dal suo mondo e metterla nel mondo reale, ci sono riusciti quindi bene così».
Girerebbe un film a Torino?
«Sicuramente! Il problema è che di solito i film si fanno dove si trovano i soldi».
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