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La mummia

Intervento straordinario su un "paziente" di oltre... 4mila anni

Ecco l'incredibile operazione dei restauratori, antropologi, archeologi, medici del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino

La mummia

La mummia

Ha circa 4.624 anni ma il suo corpo è stato "curato" come se fosse contemporaneo attraverso le mani delicate e preziose del gruppo di restauratori, antropologi, archeologi, medici del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino. E' l'intervento fatto su una mummia conservata nel Museo stesso il cui caso di studio sarà presentato il 25 settembre alle ore 15 all’Accademia delle Scienze, nel corso dell’incontro dal titolo “Conservare e restaurare resti umani - Un reperto egizio del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino”, nell’ambito del ciclo, curato da Marco Filippi, “I Beni culturali tra valorizzazione, restauro e conservazione”. L’antica mummia ritrovata nel sito di Gebele in in Egitto e risalente al periodo dell’Antico Regno (, tra il 2.600 e il 2.400 a.C.) è stata rinvenuta con un corredo funebre intatto, composto da oggeƫti di grande valore documentario che offrono una finestra sulle pratiche di sepoltura e sulla vita quotidiana nell'antico Egitto. 

Organizzato da Accademia delle Scienze di Torino, in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, il pomeriggio di approfondimento sarà introdotto e condotto dall’Accademica Cecilia Pennacini, professoressa ordinaria di antropologia culturale all’Università di Torino.

“Il Museo di Antropologia ed Etnografia, purtroppo chiuso al pubblico da quarant’anni, conserva collezioni preziose provenienti dai cinque continenti e appartengono a culture ed epoche storiche diverse. Tra di esse numerosi reperti dall'antico Egitto, raccolti dal fondatore Giovanni Marro nell'ambito delle aƫtività della Missione Archeologica Italiana in Egitto, di cui era membro, tra cui una mummia dall’antico regno ritrovata a Gebelein. Su di essa si è concentrato un progetto congiunto di recupero conservativo ed espositivo reso possibile dal sostegno della Fondazione CRC Cuneo e dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, realizzato grazie a una collaborazione tra il MAET, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi
dell’Università di Torino, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di
Torino e il Centro medico J|medical. La positiva sinergia tra questi enti ha consentito di approfondire e mettere
in sicurezza il reperto, aggiungendo importante elemento alla sua conoscenza scientifica”, ha dichiarato la
professoressa Pennacini.

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