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Prix Italia 2024
02 Ottobre 2024 - 17:53
Kabir Bedi
«Sandokan? Dicono che ci assomigliamo, ma io sono più alto»: con grande autoironia è lo stesso Kabir Bedi, attore indiano diventato immortale interpretando il personaggio creato nei romanzi del torinese Emilio Salgari, a recitare una delle battute più divertenti di “Questione di stoffa”, film per la tv diretto da Alessandro Angelini, presentato, oggi, in anteprima al Cinema Massimo di Torino per il Prix Italia e a novembre in prima serata su Raiuno. «Quella battuta è stato il nostro omaggio a Kabir, e al me bambino che ogni settimana attendeva con ansia un nuovo episodio per sapere come la storia andava avanti», spiega il regista.
Si tratta dell’episodio numero 22 della serie “Purché finisca bene”, il secondo realizzato da Angelini: «Sono commedie romantiche, quasi delle favole», aggiunge Angelini poco prima di incontrare il pubblico torinese, diviso tra le attenzioni al mitico Sandokan e quelle al giovane divo della tv italiana, Pierpaolo Spollon, lanciato da “Doc” e amatissimo dalle giovani generazioni. È lui il protagonista di questa storia, in cui una storica famiglia veneta, che gestisce la storica sartoria Mampresol, subisce la concorrenza di una famiglia indiana che fa lo stesso lavoro: sfide, dispetti e un’inevitabile storia d’amore guideranno le azioni.
«È stato un onore lavorare con Kabir – ha spiegato con umiltà l’attore veneto – un uomo di grande intelligenza, molto sensibile: è un attore rigoroso e rispettoso, sempre puntuale, sempre disponibile. E poi la sua voce è incredibile: sembra venire dal cielo e dal profondo della terra, ha un qualcosa di spirituale che andrebbe studiato!».
Spollon è un divo in crescita, ma l’attenzione dei presenti è tutta per Kabir Bedi, che in oltre cinquant’anni di carriera ha lavorato in India, in Europa e a Hollywood (anche in un film di James Bond, “Octopussy – Operazione piovra”), personalità carismatica anche alla soglia dei 79 anni.
«In questa nuova fiction c’era un ruolo molto speciale per me: per quarant’anni ho sempre provato a migliorare i rapporti tra Italia e India, dico sempre che la collaborazione è meglio del conflitto. Possiamo sempre imparare qualcosa dagli altri, e soprattutto in questo periodo storico una storia così è preziosa. La guerra non serve a nessuno: dobbiamo imparare a risolvere diversamente i nostri conflitti», commenta l’attore, nato a Lahore nel gennaio 1946. «Sono anche felice di aver potuto lavorare con una nuova generazione di attori, come Pierpaolo».
Il pubblico torinese è accorso in via Verdi per la nuova fiction, divertente e ben scritta, ma il ricordo della serie diretta da Sollima e andata in onda per la prima volta nel 1976 è più forte di tutto. «Sono molto legato al personaggio di Sandokan, con cui ho ottenuto tutte le soddisfazioni che un attore può sognare in una vita. Grazie a quello ho raggiunto Hollywood con il giusto credito, e quando i miei figli da bambini hanno visto le puntate hanno capito come mai mi ha dato fama in tutto il mondo. È stato un periodo indimenticabile, che mi ha anche regalato anche l’amicizia dei colleghi sullo schermo Adolfo Celi e Philippe Leroy, che ricordo con affetto».
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