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Televisione

«Nei panni di Cecchetto ho ritrovato la serenità persa con Bossetti»

L’attore torinese Roberto Zibetti nella serie “Hanno ucciso l’Uomo ragno - La leggendaria storia degli 883”

Roberto Zibetti

Roberto Zibetti nei panni di Cecchetto

Questa sera andranno in onda su Sky (e in streaming su Now) le ultime due puntate di “Hanno ucciso l’Uomo ragno - La leggendaria storia degli 883”, una serie che sta registrando ascolti record e grande entusiasmo da parte del pubblico: merito di una narrazione divertente e ben ritmata, di canzoni appartenenti alla memoria collettiva, di un duo di attori (Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli) ben scelti come protagonisti. Ma anche merito della spumeggiante interpretazione dell’attore torinese Roberto Zibetti, già al lavoro con maestri come Bernardo Bertolucci e Dario Argento, nella parte di Claudio Cecchetto, a cui gli 883 devono le prime fortune.

«Ho studiato il personaggio leggendo la sua autobiografia - confessa l’attore - e lo devo ringraziare perché mi ha fatto scoprire tantissima bella musica che ai tempi non ascoltavo. Preparandomi per la parte ho come vissuto una seconda adolescenza. In questo periodo lavoro sulla poesia, su Montale, Tasso: amo la composizione e la metrica, per questo ascolto tanto rap, come Achille Lauro».


Come spiega il successo di questa serie?
«C’è il filtro della nostalgia, ha un’originalità speciale, una sua grande visionarietà, per questo viene vista anche da varie fasce di pubblico, è popolare ma anche molto intelligente. E poi parla del nostro rapporto col sogno, come faceva “Radiofreccia”, che ho girato quando avevo l’età degli 883 ai loro inizi».


Dopo tanti ruoli da cattivo o drammatici, ecco una parte divertente e leggera.
«È il regalo più grande che mi è stato fatto. Venivo poi dal ruolo di Bossetti nel film sul delitto di Yara Gambirasio, per cui avevo dovuto approfondire temi dolorosi e un’Italia brutta, morbosa. Cecchetto è un personaggio molto sveglio, mentre dice le cose ne pensa altre 300, è una caratteristica perfetta per recitare bene. La commedia mi piace moltissimo, è fatta di tempi, di ritmi precisi di esecuzione, è magnifica. Finalmente un ruolo leggero, anzi leggerissimo: è stato un balsamo per me».


Sono tanti i giovani talenti da lui lanciati, molti si vedono anche nella serie (Jovanotti, Fiorello, Amadeus, Gerry Scotti): dovessero fare una serie per ognuno di loro avrebbe lavoro per molto tempo...
«Magari. Sarebbe molto divertente: Cecchetto aveva un fiuto unico, unito però a una grandissima attenzione per i dettagli. Si vede da come ha strutturato la sua carriera, le sue radio, mai basandosi solo sul suo talento ma cercando di creare una squadra».

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