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19 Novembre 2024 - 17:48
“Le Deluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
«Non poteva esserci un posto più perfetto per il nostro film della Reggia di Venaria»: tornando in città ieri per l’anteprima al Cinema Nazionale della sua opera seconda “Le Deluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta”, il regista Gianluca Jodice ha voluto ripassare anche negli spazi della Reggia dove il film è stato in gran parte girato (ci sono state riprese anche alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, in cui il film si apre e si chiude, e al Castello di Aglié). Da domani “Le Deluge” sarà al cinema e a Natale arriverà in sala anche in Francia.
«Volevo raccontare i giorni tra la caduta della monarchia dopo la rivoluzione francese e l’effettiva condanna a morte del re Luigi XVI e di sua moglie, Maria Antonietta: è molto poco affrontato da libri e film, anche Oltralpe».
La scelta della Reggia è arrivata dopo aver visitato molti musei, ville e residenze in tutta Italia, ma il Piemonte è parso quasi subito il territorio perfetto: «Volevo uno spazio che apparisse immenso per la prima parte del film (le altre sono girate nelle celle), quando sono arrivato qui a Venaria non mi sembrava vero di averlo trovato».
Risultato: si è girato in regione per sette settimane di riprese (tra dicembre 2022 e marzo 2023) con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. A interpretare i due re sono stati chiamati gli attori transalpini Guillaume Canet e Melanie Laurent. «Per fortuna - confida Jodice, che aveva esordito con il film “Il cattivo poeta” su Gabriele D’Annunzio - hanno adorato la sceneggiatura e da subito le cose sono state in discesa: Melanie è stata meravigliosa, lui era un po’ più nervoso, era appena uscito il suo film su “Asterix” in cui era regista e attore, che non andò benissimo, ed era angosciatissimo, con la testa altrove. Ma è un attore gigantesco, la sua è stata un’interpretazione molto sottile nonostante le quattro ore di trucco al giorno cui doveva sottoporsi».
Ambientare un film nei veri spazi della Reggia, spiega ancora Jodice, è stato «fonte di grande ispirazione, ma anche tremendamente complicato: ad esempio è difficilissimo da illuminare, con questi finestroni ogni cinque minuti la luce cambiava e quando dovevamo oscurarle per le scene notturne ci voleva sempre un sacco di tempo... Ci siamo affidati a un maestro della fotografia, Daniele Ciprì, che ha fatto un lavoro pazzesco ma ha rischiato di finire dallo psichiatra».
Accanto a Jodice, a Venaria è tornato anche l’autore dei costumi del film, il due volte candidato all’Oscar Massimo Cantini Parrini: «Ho pensato i costumi e i colori da associare ai due protagonisti leggendo la sceneggiatura, lo faccio sempre tre volte: per lui l’oro, per lei l’argento. Ai tempi, è documentato, li avevano reclusi senza alcun cambio di vestiti, neanche di biancheria: per mesi hanno dovuto tenere sempre gli stessi e ci abbiamo lavorato molto. Man mano che la storia procede, si spogliano letteralmente dei vari strati che dovevano indossare, compresi trucco e parrucche, e diventano ai nostri occhi sempre più umani». La fine della monarchia francese è stato un momento terribile, in cui nel sangue si è girata una pagina di storia: «Non ho cercato volutamente riferimenti all’oggi - conclude il regista - ma molti spettatori hanno sentito la stessa inquietudine collettiva che viviamo in questi ultimi anni, ne sono contento».
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