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L'INTERVISTA
26 Novembre 2024 - 17:50
Raf durante uno dei suoi concerti
Il suo spettacolo lo terrà al Concordia di Venaria, perché, dice Raf, «l’idea era di impostare il tour in luoghi che evochino un po’ i club, con un certo numero di persone, perché è lì, nei club, che è nato il mio “Self Control”». Nel "club" di corso Puccini di Venaria Reale mercoledì 27 novembre, il pubblico canterà con Raf e ballerà al ritmo di Self Control e di altre hit del cantautore pugliese nel “Self Control 40th anniversary Tour Club” per festeggiare i 40 anni della carriera del padre del pop italiano. E, soprattutto, i 40 anni di uno dei singoli più famoso di sempre, che gli ha dato fama internazionale. «Eppure non avrei mai pensato di cantare un brano come quello. Io ero un rockettaro e non c’entravo niente con la dance di quel periodo, era un mondo a me estraneo».
Cosa è successo allora?
«È successo che il mio discografico, Giancarlo Bigazzi, nel 1984 mi chiese di cantare io quel brano che avevo scritto per altri. Oltre tutto stava uscendo la versione della statunitense Laura Branigan che l’aveva incisa come cover, quindi dovevamo fare presto».
E il brano ha subito spopolato...
«Sì, mi sono ritrovato in fretta e furia a girare tutto il mondo. È stato un successo che non mi ha messo a mio agio. Da ex ragazzo rock avevo appena scoperto la musica pop. Non mi riconoscevo in quello che facevo, mi sembrava quasi di tradire».
Lo considerava un genere minore?
«Io no, perché anche la dance, se fatta bene, ha il suo valore. A considerarlo un genere minore erano i critici dell’epoca. Erano anni particolari, se non facevi un testo impegnato, anche se poi la poetica e tutto il resto erano sbagliati, non andava bene».
Come sarà la scaletta dello spettacolo?
«Aprirò con “Iperbole”, un brano che scrissi quando nacque mio figlio, ma sarà in una versione inedita con un arrangiamento per orchestra sinfonica e poi proporrò tutte le ballad che hanno segnato la mia carriera , “Sei la più bella del mondo”, “Il battito animale”, “Cosa resterà degli anni ‘80”, “Ti pretendo”, “Infinito”, “Stai con me”, “Non è mai un errore”».
Il politicamente corretto non le ha mai contestato il brano “Ti pretendo”, parlando di maschilismo, patriarcato?
«Sì, qualcuno mi ha scritto che non va bene, perché la donna deve poter decidere. Ma questa è una canzone. Peccato, poi, che nel brano io non parli mai di una donna, potrebbe essere riferito anche a due uomini».
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