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09 Gennaio 2025 - 16:03
Una scena dell'opera di Donizetti
Soprani, tenori, baritoni e… marionette. È “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti nell’allestimento firmato da Daniele Meneghini, che gli under 30 potranno vedere in anteprima il 25 gennaio prossimo al Teatro Regio di Torino. Una coproduzione, quella del Teatro Regio di Torino e del Teatro Regio di Parma, che andrà in scena dal 28 gennaio al 5 febbraio prossimo sul palco di piazza Castello. Sono in vendita da venerdì 10 gennaio, i biglietti per l’Anteprima Giovani del melodramma giocoso in due atti del compositore bergamasco su libretto di Felice Romani (in vendita a 10 euro i biglietti sono disponibili online o alla biglietteria del Regio). Sul podio dell’Orchestra e Coro del Regio salirà Fabrizio Maria Carminati con Ulisse Trabacchin a istruire il Coro, mentre protagonisti di questa anteprima saranno Enkeleda Kamani, nel ruolo di Adina, Valerio Borgioni in quello di Nemorino, Simone Alberghini come Dulcamara, Lodovico Filippo Ravizza nei panni di Belcore e l’artista del Regio Ensemble Albina Tonkikh, alias Giannetta (il debutto del 28 vedrà nei ruoli principali Federica Guida, René Barbera, Paolo Bordogna, Davide Luciano, e Albina Tonkikh).
E poi ci sono loro, i burattini della Fondazione Marionette Grilli di Torino. E qui sta la particolarità dell’allestimento che annovera, insieme con le marionette realizzate appositamente per questa produzione, esemplari della prestigiosa collezione storica del ’700. Perché è un “mondo di legno” quello che Meneghini immagina nella sua rilettura dell’opera di Donizetti, dove l’ingenuo contadino Nemorino, innamorato della bella Adina e deciso a conquistarla anche affidandosi al “prodigioso” elisir venduto dal sedicente dottor Dulcamara, è in realtà un uomo che non sa come vivere, non sa come amare. Per questo, incapace di trovare il suo posto nel mondo, ne costruisce uno tutto suo e rimette in funzione un vecchio banco-sega della falegnameria del teatro dove plasmerà le sue creature. Nemorino, insomma, è una sorta di Geppetto contemporaneo.
«Mi sono domandato – spiega il regista – perché in un’opera che vuole avere un carattere buffo, giocoso, troviamo un’aria come “Una furtiva lagrima”? Perché sprofondiamo in quell’abisso a pochi minuti dalla fine? E cosa scopriamo in quel baratro sull’animo del nostro protagonista? Queste domande mi hanno costretto ad aprire un dialogo profondo con la natura di un personaggio nuovo che cerca un rifugio dal cinismo della realtà». E sceglie il teatro come riparo.
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