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Cartier-Bresson e l'Italia: un amore lungo una vita sbarca a Camera

Dal 14 febbraio in via delle Rosine gli scatti del maestro francese

Cartier-Bresson e l'Italia: un amore lungo una vita sbarca a Camera

L'Aquila (foto Henri Cartier Bresson)

Il primo viaggio che Cartier-Bresson fece in Italia fu negli anni Trenta. Vi giunse insieme con l’amico scrittore André Pieyre de Mandiargues e con la sua compagna, la pittrice Leonor Fini. Ritornò nel Belpaese negli anni Cinquanta e Sessanta, a più riprese, prima in Abruzzo, dove immortalò, tra l’altro, gli scorci del borgo di Scanno, poi in Lucania, sulle tracce di Carlo Levi. Realizzò anche servizi per le riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, servizi dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, Matera e alla Sardegna e, negli anni Settanta, si concentrò sul Sud. Il rapporto, dunque, tra il grande fotografo francese e il nostro paese fu strettissimo. A documentarlo la mostra che, dopo il debutto a Palazzo Roverella di Rovigo, si aprirà il 14 febbraio prossimo a Camera - Centro Italiano per la Fotografia, intitolata “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e curata dallo storico della fotografia Clément Chéroux e dal direttore di Camera Walter Guadagnini. Si tratta della più importante mostra monografica italiana dedicata al fotografo di Chanteloup en-Brie.

Qui sopra un altro scatto di Henry Cartier Bresson "Siena"

L’inverno e la primavera espositiva nel Centro di via delle Rosine sarà, dunque, nel nome del pioniere del fotogiornalismo, tra i fondatori della celeberrima agenzia Magnum. In esposizione oltre 160 scatti e materiale d’archivio, giornali, riviste e libri, che offriranno al pubblico lo sguardo dell’“occhio del secolo”, come è stato definito Bresson, sul nostro Paese. Un occhio che immortala il disagio e le criticità del contesto sociale meridionale, ma anche le straordinarie tradizioni e le novità introdotte dalla riforma agraria, la vita quotidiana delle città. Nell’ultimo suo viaggio, poi, in un’epoca in cui aveva iniziato a ridurre la sua attività di fotografo per dedicarsi al primo amore, alla pittura - «in realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l’unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà» diceva - realizzò servizi sullo stabilimento Olivetti di Pozzuoli e su quello dell’Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco.

Qui sopra la Mole Antonelliana immortalata dall'obiettivo di Riccardo Moncalvo

In contemporanea con la mostra di Bresson, nella Project Room di Camera si inaugurerà la rassegna dedicata al fotografo di Torino Riccardo Moncalvo (1915-2008), fotografo di fiducia degli architetti torinesi. Intitolata “Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990” e a cura di Barbara Bergaglio di Walter Guadagnini e di Andrea Tinter, la rassegna racconterà, fino al 6 aprile, 60 anni della nostra storia. Lo farà con 60 stampe vintage, in bianco e nero e a colori, provenienti dall’Archivio Riccardo Moncalvo e da collezioni private.

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