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02 Febbraio 2025 - 17:40
La Gioconda, l'Autoritratto e il Ritratto di Antonello da Messina
Osservarle fa bene agli occhi, rincuora lo spirito. Magico e inafferrabile del tutto il piacere che suscitano le opere d’arte, creature meravigliose che sembrano respirare, vivere, sudare, dalle pareti e dai luoghi delle loro esposizioni. Oggetti sì, ma vivi e per nulla eterni. E’ di questa settimana la decisione del presidente francese Macron, che ha scosso il mondo intero, sul destino della Gioconda di Leonardo Da Vinci la quale, presa d’assalto al Louvre ogni giorno da circa 30mila visitatori, sarà presto spostata in una stanza più riservata. Troppa la sua sofferenza a causa dell’aumento delle temperature e dei flash. Un destino quello della Monna Lisa che rimanda immediatamente l’attenzione al “cugino” torinese, ossia, all’Autoritratto attribuito a Leonardo custodito nella Biblioteca Reale e che, infatti, viene esposto al pubblico solo una volta all’anno, in prossimità della Pasqua. Per il 2025 capiterà dal 18 aprile al 13 luglio e con esso saranno rimessi in mostra anche gli altri disegni del Da Vinci, 13 in tutto i capolavori da tutelare. L’Autoritratto disegnato a sanguigna è conservato in un caveau dove trascorre la maggior parte del tempo per evitare che luce, flash o quant’altro ne possano danneggiare i tratti fino a farli scomparire del tutto. «Un’esagerazione», secondo le parole di Vittorio Sgarbi il quale da sempre combatte affinché l’opera sia costantemente in mostra, una precauzione necessaria, invece, per chi è responsabile della sua conservazione.
Ti guarda con orgoglio e con un tratto di ironia, il suo volto è considerato tra i disegni di maggior prestigio di Antonello da Messina. E’ il Ritratto d’Uomo di Palazzo Madama di Torino, esposto, come fiore all’occhiello delle collezioni, nella Torre dei Tesori del piano terra. Datato 1476, il quadro è di incommensurabile valore e per la sua conservazione è stata realizzata una teca climatizzata speciale che consenta la conservazione perfetta in seguito all’ultimo restauro. Si chiama “Alla ricerca della vita” ed è la sala dedicata alle mummie del Museo Egizio di Torino composta da una speciale teca espositiva in cui sono custoditi i 91 reperti, sei sono visibili al pubblico, gli altri si trovano nella parte interna che funge da deposito. Non si tratta di opere, è vero, ma di resti umani, i quali, però, proprio come i capolavori dell’arte, suscitano ogni giorno l’attenzione di migliaia di visitatori nonché di studiosi provenienti da tutto il mondo. «Questo progetto nasce da un’esigenza conservativa ma, in linea con la volontà di rendere i magazzini del museo accessibili ai visitatori, intende fornire un “affaccio” sui reperti qui custoditi e sulle ricerche condotte su di essi», spiega il direttore Christian Greco. E, infine, come non citare la Sindone, reliquia per la Chiesa, lenzuolo datato 1200-1300 per gli scettici, è conservato nella sua teca nel Duomo di Torino. Sarà esposta il 4 maggio solo ai giovani, in occasione del Giubileo, e poi via, “rinchiusa” ancora nel suo rassicurante silenzio.
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