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Fotografia

Olivo Barbieri: «Racconto la mia Cina vista dall’alto»

L’esposizione dell’artista emiliano si apre il 20 febbraio alle Gallerie d'Italia

Gallerie d'Italia

Olivo Barbieri

«Non mi interessano le fotografie, ma le immagini. Credo che il mio lavoro inizi là dove finisce la fotografia». Il che, detto da un fotografo, uno dei più grandi fotografi italiani, Olivo Barbieri, può sembrare alquanto strano. Ma è sufficiente guardare il lavoro dell’artista emiliano per comprendere il significato di queste affermazioni. Con i suoi tecnicismi, ovvero, l’attenzione all’illuminazione artificiale, i colori saturi e non naturali, le sfocature della scena, l’uso dei rendering, la miniaturizzazione, la mescolanza del negativo e del positivo, Barbieri rende indistinguibile nei suoi scatti il reale dall’illusorio. Le sue sono immagini “immaginifiche”. Lui non documenta, ma interpreta. La realtà che riproduce non è negata ma ricostruita.

Tutto ciò lo si può vedere nella mostra, a cura di Corrado Benigni, “Olivo Barbieri. Spazi altri” che si apre il 20 febbraio alle Gallerie d’Italia di Torino dove rimarrà allestita fino al 7 settembre prossimo.

Una retrospettiva - quarto capitolo, dopo Mimmo Jodice, Lisetta Carmi e Antonio Biasucci, del progetto “La grande fotografia italiana” a cura di Roberto Koch - che attraversa trent’anni di attività artistica di Barbieri, dal 1989 al 2019. Retrospettiva confinata, però, entro un perimetro ben definito: la Cina. In mostra, infatti, sono immagini del grande paese d’Oriente. «Mi trovavo casualmente in Cina nell’ ’89 all’epoca dei fatti di piazza Tienanmen - spiega Barbieri -. Da allora sono ritornato là quasi ogni anno, fino al 2019, e in tutti questi anni ho seguito i cambiamenti che si sono verificati nel paese, ho visto cambiare l’urbanistica delle città. La Cina era un enorme cantiere. Tutto fotografabile, tutto interessante, tutto in trasformazione».

Una Cina che Barbieri ha fotografato anche dall’alto, da un elicottero, con riprese verticali e di cui rende testimonianza, nella Manica Lunga delle Gallerie di piazza San Carlo, attraverso 12 lavori di grandi dimensioni, 4 trittici, un polittico in 10 parti e 2 quadrerie che contengono le miniaturizzazioni. Ad accompagnare la rassegna un catalogo edito da Allemandi, la storica casa editrice fondata nel 1982 da Umberto Allemandi che lo scorso 5 dicembre è stata acquisita da Intesa Sanpaolo, Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. «Questa è l’occasione per presentare il primo catalogo del nuovo corso di Allemandi - commenta Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo -. Abbiamo iniziato a pubblicare questo libro d’arte che farà parte di una collana dedicata ai grandi fotografi italiani». E aggiunge: «Il libro sarà oggetto di una promozione valida fino al 16 aprile».

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