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Palcoscenico

Rocío Muñoz Morales: "Amo tornare a Torino, è una città che mi fa sentire libera"

A tu per tu con la bella attrice madrilena il 15 e 16 marzo al Teatro Erba in “Il cappotto di Janis”

Rocío Muñoz Morales

Rocío Muñoz Morales

«Da anni cercavo uno spettacolo teatrale che potesse davvero toccarmi nel profondo» e, nel profondo, il testo di Alain Teulié ha portato davvero Rocío Muñoz Morales insieme con l’altro protagonista Pietro Longhi e con il pubblico italiano che sta acclamando lo spettacolo “Il cappotto di Janis”, proposto nella traduzione di Mariangela Fenoglio. La bella attrice e ballerina spagnola, moglie e collega di Raoul Bova, sarà al Teatro Erba di Torino il 15 e 16 marzo per la tappa torinese del tour. La storia racconta l’incontro fra la vivace Mira, interpretata, appunto da Rocío Muñoz Morales, e lo scrittore solitario Joseph tra i quali nasce un improbabile ma inevitabile legame.

Rocío, lo spettacolo ha toccato il pubblico...

«Sono profondamente colpita dalle tonnellate d’amore che sto ricevendo. Quando ho scelto di fare questo spettacolo ho capito che sarebbe stato perfetto per me, la scrittura è meravigliosa. Sono due personaggi perfetti e ricchi di sfaccettature. Noi esseri umani siamo così, siamo tante cose».

Che rapporto nasce tra Mira e Joseph?

«Loro non sono amanti, è una di quelle storie di un amore elevato, dove due persone diverse, in enorme contrasto, costruiscono un rapporto indelebile ed eterno. Sono quegli incontri che ti cambiano la vita».

Qual è l’incontro che ha cambiato la sua vita?

«Ne ho avuti tantissimi, sicuramente a 25 anni ho riscoperto l’amore per mio padre».

Lei e Torino dove ha girato “Tango per la libertà” e “Giustizia per tutti”.

«E’ una città magica, che mi fa sentire libera. La prima volta ero incinta, la seconda avevo già le mie due bambine, mi piaceva portarle a spasso, al cinema, per musei».

Come fate lei e Raoul a conciliare famiglia e lavoro?

«Io non ho mai voluto rinunciare al lavoro e alla maternità. E’ importante per due figlie femmine vedere una mamma che lavora, io credo che bisogna semplicemente organizzarsi. È faticoso, ma possibile».

E, inoltre, lei e suo marito siete anche dediti al volontariato.

«Sì, lo faccio da quando sono piccola i miei genitori lo fanno da sempre».

Dopo la tournée?

«Tornerò in teatro con ancora teatro “Contrazioni pericolose”, sto scrivendo il mio terzo romanzo e c’è un progetto in Rai».

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