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Film, Hollywood
14 Aprile 2025 - 14:00
Se sei cresciuto negli anni Novanta o nei primi Duemila, probabilmente hai vissuto almeno una fase in cui Piccoli Brividi era il tuo pane quotidiano. Quei libretti dalle copertine sgargianti, un misto tra trash e geniale, ti aspettavano in edicola, infilati tra le figurine dei Pokémon e i diari scolastici. Dentro si leggevano storie di ragazzi che entravano in case stregate, fuggivano dagli zombie e affrontavano ogni tipo di mostro, spesso più bizzarro che spaventoso.
Oggi, ormai adulti, i Millennial si trovano davanti a un film che risveglia proprio quel tipo di immaginario, ma aggiornato, irriverente e visivamente più potente: Death of a Unicorn, diretto da Alex Scharfman, con Jenna Ortega e Paul Rudd, distribuito da I Wonder Pictures dal 10 aprile.
Il film racconta la storia di Elliot (Rudd), un avvocato ambizioso, e sua figlia Ridley (Ortega) adolescente inquieta, mentre si dirigono verso la magione isolata del magnate farmaceutico Odell Leopold (Richard E. Grant). Durante il viaggio, investono un animale strano: non un cervo, non un cinghiale, ma un cucciolo di unicorno. E da lì comincia la storia.
Ridley tocca il corno dell’unicorno e viene in contatto con un mondo soprannaturale. Elliot, credendo l’animale morto, lo carica in auto, ma una volta arrivati alla villa scoprono che è vivo, soprattutto che ha poteri magici in grado di curare qualsiasi male. Un dettaglio che fa gola a Odell e alla sua famiglia, pronti a tutto pur di impadronirsene. Ma attenzione: l’unicorno ha una famiglia, ed è in cerca di vendetta.
Quella che inizia come una dark comedy dai toni grotteschi si trasforma presto in una specie di Jurassic Park fantasy, in cui le creature da cui scappare non sono dinosauri, ma incantevoli e letali unicorni assetati di giustizia. E proprio come Piccoli brividi, anche Death of a Unicorn gioca con le aspettative del pubblico: prende un simbolo rassicurante e lo trasforma in incubo.
Il film, opera prima di Scharfman, riesce a fondere in modo sorprendente horror, comicità e una sottile vena drammatica. Ma sotto il sangue finto e le battute taglienti, Death of a Unicorn porta avanti temi profondi e attualissimi: il rapporto conflittuale tra umanità e natura, la brama di controllo dell’uomo sulla vita (e sulla morte), ma anche la possibilità di accettare la fine delle cose senza esserne annientati.
In questo senso, il film parla alle nuove generazioni in modo intelligente e accessibile.
Con la sua estetica pop, il mix di generi e una colonna sonora che strizza l’occhio agli anni '90, Death of a Unicorn è un film che può mettere d’accordo genitori e figli: i primi con la nostalgia delle vecchie letture horror da edicola, i secondi con la voglia di vedere qualcosa di diverso dai soliti blockbuster.
Portateci i ragazzi. Prendete un secchiello di popcorn. E preparatevi a qualche brivido… piccolo, ma mica tanto.
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