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Viaggiare per il mondo
24 Aprile 2025 - 16:30
C’è una fobia che nessuno osa nominare, ma che serpeggia nelle menti (e nei feed) di moltissime persone. Si chiama notriphobia. No, non è la paura di non avere le ferie approvate ad agosto. E neanche un problema con il volo low-cost che parte da un aeroporto a 130 km da casa. È più profonda, più viscida, più… esistenziale.
È quella strana ansia che ti prende quando, scrollando tra i reel di un'influencer ti rendi conto che tu, nel frattempo, stai litigando con la macchinetta del caffè dell’ufficio.
La domanda che tutti ci poniamo è: "e se stessi buttando via la mia vita?" Gli psicologi la chiamano FOMO esistenziale – quel brivido sottile, che ti attraversa ogni volta che pensi: forse avrei dovuto mollare tutto e andare a vendere collanine a Ibiza nel 2017.
Secondo la terapeuta americana Anna Rowley, non è tanto il fatto che tu non abbia viaggiato, ma la convinzione che la felicità stia sempre da un’altra parte.
Scrollando continuamente sui nostri cellulari, ci sembra che non fare niente è quasi un reato sociale. Se non hai almeno una foto su una scogliera greca con caption tipo “mi sono ritrovata qui”, non vali abbastanza. E così si crea una pressione strisciante: non tanto a partire, ma a sentirti incompleto se non lo fai.
La notriphobia non è la paura di non andare da qualche parte. È il timore che la vita vera sia altrove, magari a surfare in Indonesia.
La verità? Nessuno sta vivendo una vita perfetta 24/7, anche se i social lo fanno sembrare così. E no, non si sta sprecando la propria vita solo perché non si sta “vivendo esperienze indimenticabili” ogni weekend. A volte la cosa più rivoluzionaria che puoi fare è apprezzare un sabato in tuta, una cena con gli amici, una camminata senza Google Maps.
Perché il punto non è essere sempre altrove, ma imparare a stare qui. E magari – se proprio devi – salvare meno reel di gente che fa la verticale sulla sabbia al tramonto.
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