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Ermal Meta: "Quella volta in cui ho pensato: e se il tempo si fermasse qui?"

Il musicista atteso al Teatro Colosseo il 30 aprile. Oggi l'uscita del nuovo singolo. E tra le confidenze: "Da quando sono papà dormo poco ma ho il cuore pieno"

Ermal Meta

Ermal Meta, classe 1981 (foto Riccardo Bianchi)

Ha compiuto 44 proprio il giorno di Pasqua ma la sua musica parla di vite intere. Di esistenze legate a violenze private e non, di traumi, ma anche di amore e di poesia, temi che riesce a trattare in maniera diretta, pop, in grado di raggiungere il grande pubblico passando da una melodia elegante e complessa. Una musica intensa quella di Ermal Meta, uno dei giovani nomi più interessanti del panorama italiano, paese che l’adottò quando giunse a 13 anni con la mamma, il fratello e la sorella da un’Albania martoriata dal comunismo. Il 30 aprile, la sua vita la racconterà al pubblico torinese dal palco del Teatro Colosseo per un concerto spettacolo intimo, ma familiare, dove la scenografia sarà quella di un camerino con specchi, valigie, strumenti, abiti di scena.

Il tempo di godersi gli applausi e poi volerà a Roma per condurre con Noemi e Big Mama il Concertone del 1° maggio.
«, sono giornate frenetiche, è la seconda volta che mi chiamano “quei matti” degli organizzatori», commenta Ermal.

Il suo spettacolo si adatta molto all’atmosfera che incontra nelle diverse città. Come sarà quello di Torino?
«Torino è una città che amo e che conosco molto bene, ho tanti cari amici qui, ci torno spesso. E ritornerò di nuovo a maggio, al Salone del Libro, per la presentazione del mio secondo romanzo, “Le camelie invernali” (La nave di Teseo ndr.). Sul palco vediamo cosa accadrà, dipende dal tipo di pubblico. Le canzoni diventano una narrazione di quello che sarà, di quello che è stato in questi anni, le canzoni vengono spogliate per essere vissute nella loro essenza».

Già, le canzoni hanno una genesi. Per Vasco “nascono da sole, sono come i sogni”, e per lei?
«Non ho ancora capito come nascono le canzoni, arrivano, ma tu devi essere pronto a coglierle, una parte di te deve essere sempre pronto a cogliere e ad accogliere. C’è un lavoro duro dietro ogni canzone».

Questo venerdì per lei non è un giorno qualsiasi, è il giorno di “Ferma gli orologi”...
«“Ferma gli orologi“ nasce in un momento di grande leggerezza. Uno di quei momenti in cui ti dici: “Pensa che bello se il tempo si fermasse”. Io sono fortunato, ho spesso questa sensazione».

Vorrebbe, invece, che il tempo cancellasse alcuni momenti?
«No, tornando indietro rifarei tutto, tutto ciò che ho fatto e che mi hanno fatto diventare ciò che sono oggi».

E lei da giugno è anche papà (della piccola Fortuna Marie, ndr)...
«, è l'emozione più bella, dormo poco, ma ho il cuore pieno. Io e lei abbiamo un rapporto strettissimo, viscerale, e ogni volta che mi devo allontanare per lavoro è doloroso. Ma poi torno ed è la gioia, e ogni volta che mi vede applaude, forse perché lo ha visto fare al pubblico...».

Sanremo, lo ha vinto nel 2018 con Fabrizio Moro (“Non mi avete fatto niente“, ndr.), l’anno prima e quello successivo arrivò terzo. Cosa rappresentano per lei quei podi?
«I miei Sanremo sono stati tutti molto belli, ho scritto il mio primo brano a 14 anni, ai tempi Sanremo lo guardavo in tv con gli amici. Trovarmi lì, vincere tutto ciò che si può vincere è stata una grandissima emozione, sono rimasto meravigliato».

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