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grande lirica
16 Giugno 2025 - 17:26
Una scena dell'opera in programma al Teatro Regio per il gran finale di stagione
Talmente potente, talmente veloce, talmente di impatto, incandescente, piena di passioni, di grandi scene corali che «non sfigurerebbe nelle migliori serie tv di oggi». Così è l’“Andrea Chénier” di Umberto Giordano per Andrea Battistoni che dirigerà l’opera lirica in quattro quadri del compositore pugliese al Teatro Regio di Torino dal 18 al 29 giugno (con l’Anteprima Giovani oggi) e che con questo dramma d’amore, ultimo titolo della stagione d’opera e balletto 2024-2025 del Regio, fa il suo debutto da direttore musicale sul podio dell’Orchestra e del Coro di piazza Castello. E in questo gran finale di stagione spicca anche il nome di chi firma questo nuovo allestimento: Giancarlo Del Monaco. È il figlio del famoso tenore Mario che, ricorda Giancarlo, «l’Andrea Chénier la cantò accanto a Callas e Tebaldi, e la studiò direttamente con Giordano».
Un cast di altissimo livello intonerà i brani famosi dell’opera lirica composta su libretto di Luigi Illica, da “Un dì, all’azzurro spazio” a “Come un bel dì di maggio”, “La mamma morta”. Nei panni di Chénier sarà il tenore Gregory Kunde, tra i più apprezzati del panorama lirico internazionale, mentre il soprano Maria Agresta darà voce a Maddalena. Altra figura centrale nel dramma quella di Gérard, servo della contessina Maddalena, di lei segretamente innamorato e che diventerà luogotenente di Robespierre, qui interpretato dal baritono Franco Vassallo. Insieme con gli altri artisti del cast daranno vita alla vicenda, ispirata a una storia vera, del poeta Andrea Chénier, che all’epoca della Rivoluzione francese fu condannato per i propri ideali filo monarchici e costituzionalisti dal tribunale rivoluzionario e giustiziato in pieno Regime del Terrore insieme con la nobile Maddalena di cui era innamorato e che lo seguirà fino alla morte. Ma come sarà lo Chenier firmato da Del Monaco?
«Nella mia carriera ho firmato molti Chénier - sottolinea il regista veneziano -, tra cui la prima francese al Théâtre de la Bastille. Ma ciò che più mi interessa oggi è guardare alla figura del poeta rivoluzionario come punto di partenza per una riflessione sulle rivoluzioni, sul sogno utopico che si trasforma in incubo». Non vuole svelare di più. Si sa, però, che tratterà il personaggio come se fosse un personaggio attuale, perché, dice, «è attualissimo, lui si batte contro la dittatura, la cattiveria, la crudeltà dell’Ancien Régime». Si sa che il poeta francese non finirà sulla ghigliottina, ma in un campo di concentramento «perché la seconda parte dell’opera fa un balzo di 300 anni, per dimostrare che nulla è cambiato». Si sa, infine, che non è ambientato in un’epoca particolare e che «non si parla solo della rivoluzione francese, ma della rivoluzione in generale».
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