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intervista
06 Settembre 2025 - 09:18
Johnson Righeira, torinese, re dei tormentoni estivi
“La canzone è nata nel dicembre del 1981, in una cantina di via Accademia Albertina a Torino, era la sala prova di un gruppo di amici. Io mi ispiravo agli anni Sessanta, a Edoardo Vianello, Peppino di Capri. «Abbiamo iniziato a registrare il brano ma non c’era ancora il ritornello. Quello mi è venuto fuori così per caso, cazzeggiando sulla tastiera». Cazzeggiando sulla tastiera Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, ha creato “Vamos a la Playa”, un successo planetario. «Avevo capito subito che funzionava - dice Johnson - ma non avrei mai pensato che dopo più di 40 anni sarebbe stata ancora in vita. È una di quelle canzoni che vivono da sole, infatti quando parlo dei Righeira in pochi se ne ricordano, ma “Vamos a la playa” la conoscono tutti, si canta ancora». E Johnson la canterà anche il 13 settembre all”Inalpi Arena di Torino al “Suzuki Jukebox - La Notte delle Hit”, l’evento che nelle serate del 12 e del 13, condotte da Antonella Clerici, vedrà salire sul palco dell”ex PalaOlimpico, oltre venti leggende della musica.
Che cosa proporrà in quell’occasione?
«Farò un medley di “Vamos a la playa”, “No tengo dinero” e “L’estate sta finendo”, i tre successi dei fratelli Righeira».
Che poi fratelli non siete...
«No, io e Stefano (Stefano Rota, ndr.) eravamo amici, compagni di liceo. Ci sembrava che funzionasse chiamarci fratelli. Abbiamo fatto tante cose insieme».
E poi vi siete separati...
«C’era ormai incompatibilità tra di noi, non c’era più chimica. Ci siamo separati e ci siamo ripresi, per due volte».
Non c’è il 2 senza il 3...
«Al momento una réunion non la vedo possibile. Comunque non posso escludere niente. Mai dire mai».
Due torinesi che cantavano in spagnolo.
«Perché suonava bene. Ci ispiravamo a “Quando calienta il sol”. “Vamos a la playa” è la canzone del day after, parla di bombe, di radiazioni».
Ma in pochi l’hanno percepita così, è diventata invece un tormentone estivo...
«È stato con questa canzone che il termine tormentone è entrato nel dizionario Zanichelli».
E con questa canzone vive ancora di rendita...
«Praticamente è la mia pensione. Non che con questa posso permettermi auto di lusso o castelli nel Canavese, ma mi consente di vivere dignitosamente».
Lei adesso vive in Canavese...
«Con il lockdown mi sono trasferito qui, me ne sono innamorato e ho deciso di rimanerci. Qui mi sono tornate tante idee, progetti, come quello dell’azienda vinicola. Oggi produco vino»
Anche progetti musicali.
«Sì. Qui ho aperto una mia etichetta, ho fatto il singolo “Chi troppo lavora (non fa l’amore)”. Aveva tutte le caratteristiche per diventare un tormentone ma i grossi network non l’hanno messo in programmazione».
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