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La cronaca giudiziaria si trasforma in un romanzo terribile e intenso

Emmanuel Carrère nella "scatola di legno bianco" del processo per la strage del Bataclan

Il kamikaze sopravvissuto, le testimonianze, il dolore delle famiglie: "Un viaggio che ci cambierà tutti"

Emmanuel Carrère nella "scatola di legno bianco" del processo per la strage del Bataclan

Emmanuel Carrère scrittore francese

«Dove comincia la follia, quando c’è di mezzo Dio? Che cos’ha nella testa quella gente? Ma il motivo fondamentale non è nemmeno questo. Il motivo fondamentale è che centinaia di esseri umani accomunati dal fatto di aver vissuto la notte del 13 novembre 2015, di esserle sopravvissuti o di essere sopravvissuti a quelli che amavano, si presenteranno davanti a noi e parleranno. Un giorno dopo l’altro, ascolteremo esperienze estreme di morte e di vita, e penso che, fra il momento in cui entreremo in quell’aula di tribunale e quello in cui ne usciremo, qualcosa in noi tutti sarà cambiato. Non sappiamo che cosa aspettarci, non sappiamo che cosa succederà. Coraggio».

Lì, nella «scatola di tamburato bianco», il romanziere Emmanuel Carrère è il cronista di giudiziaria che sta per iniziare di dieci mesi, giorno dopo giorno, storia dopo storia, nel processo per la notte in cui l’Europa venne ferita al cuore, la notte del 13 novembre 2015, con Parigi squassata da attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti.


“V13” (Adelphi, 20 euro, traduzione di Francesco Bergamasco, postfazione di Grégoire Leménager) prende il titolo dalla sigla usata per indicare questo processo dove il grande romanziere non deve immedesimarsi in un uomo capace di una strage come ne “L’avversario”, ma l’ascolta, ce l’ha davanti: l’unico imputato - altri sono assenti «senza giustificazione», anche se «una ragione ce l’hanno, quella di essere morti» -, quel Salah Abdeslam, originario di Molenbeek, sobborgo di Bruxelles tanto vicino al cuore dell’Europa da non esserlo, che alla domanda del giudice risponde «professione: combattente dello stato islamico», quello che non si è fatto esplodere, o forse non ha potuto, non l’ha mai spiegato.

un disegno realizzato in aula del processo per la strage del Bataclan

Salah Abdeslam, l'unico attentatore sopravvissuto, in uno dei ritratti realizzati durante il processo a Parigi 

La voce di chi ha portato la morte, le voci di chi l’ha evitata, quelle di chi l’ha pianta, quella morte arrivata di lontano in una sera di festa - allo stadio giocava la Nazionale -, di musica, di gioventù. Il resoconto giudiziario è viaggio di ulisside, è eco di “Riders on the storm” dei Doors, vicino alla Senna, «tra la Sainte-Chapelle fatta costruire da san Luigi e il quai des Orfèvres, dove si aggira l’ombra del commissario Maigret», una traversata che solo la lingua autentica del romanzo può rendere in tutta la sua intensità.

Penso che, fra il momento in cui entreremo in quell’aula di tribunale e quello in cui ne usciremo, qualcosa in noi tutti sarà cambiato. Non sappiamo che cosa aspettarci, non sappiamo che cosa succederà. Coraggio

copertina V13 di Emmanuel Carrère

V13

Emmanuel Carrère

Adelphi

20 euro

traduzione di Francesco Bergamasco

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