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Ecco Mike Bongiorno,
il re dei quiz televisivi
visse in corso Marconi

Ecco Mike Bongiorno,il re dei quiz televisivivisse in corso Marconi

Il “papà” della televisione italiana Mike Bongiorno.

n Il “papà” della televisione italiana visse la sua giovinezza a Torino. Ma pochi lo sanno. Eh sì: Mike Bongiorno, il re del piccolo schermo, nacque a New York (battezzato Michael Nicholas Salvatore Bongiorno) ma visse la sua infanzia in corso Marconi 22, nel cuore di San Salvario. Oggi il palazzo nel quale visse non esiste più, ma il suo passato torinese segnò profondamente il futuro conduttore, perché sotto la Mole era nata la televisione italiana e qui c’erano i migliori giornalisti.

Questa era, d’altronde, la città dove era nata sua madre, Enrica Carello, nel lontano 1894. La famiglia Carello era agiata: apparteneva alla buona borghesia, in quanto era proprietaria di una fabbrica che produceva fanali per auto. Il piccolo Mike nacque però in America, dove viveva il padre Philip (che fu anche candidato a sindaco di New York) ma si trasferì in Italia a soli sei anni in seguito al crollo di Wall Street.

La famiglia Bongiorno trovò casa prima in via Marenco e poi in corso Marconi, al 22; a quell’epoca, con Guglielmo Marconi ancora in vita, l’importante asse di San Salvario prendeva il nome di viale del Valentino. Così, Mike studiò a Torino, al D’Azeglio e al Rosmini, dove tra l’altro incontrò per la prima volta Gianluigi Marianini, quel raffinato esteta divenuto, grazie alla sua partecipazione nel 1956 a “Lascia o raddoppia?”, un personaggio irripetibile nella Tv italiana.

La carriera giornalistica di Mike iniziò all’insegna dello sport: nulla di strano, in quanto il giovane Mike era un discreto sportivo, appassionato di salto in alto e grande tifoso della Juventus. Amava tenersi in forma. Così, dal campo passò alla carta stampata, anche perché a La Stampa mancavano i giornalisti, molti dei quali erano sotto le armi (si era nel periodo bellico) e la redazione aveva disperato bisogno di galoppini.

E a Mike piaceva galoppare. Quello fu sempre considerato un momento cruciale della sua vita. Da lì, infatti, avvenna l’ascesa verso la televisione. Lo chiamarono il re dei quiz per aver condotto numerosi giochi a premi (Lascia o raddoppia?, Rischiatutto, Scommettiamo? Flash e Superflash, Pentathlon, Telemike, Bis, La ruota della fortuna). Era solo la creatività nell’inventare i palinsesti che contraddistingueva Mike? A dire il vero, fu il “personaggio” Mike a guadagnarsi l’amore del pubblico: parole storpiate, doppi sensi, lapsus, domande fuori luogo: Mike era un gaffeur davanti al quale si restava incerti, incapaci di capire se quando dava dell’anziano a signori sulla cinquantina o quando leggeva le domande dei quiz e rivelava anche le risposte, lo facesse volontariamente o no.
Ma il re dei quiz era anche il re dei lapsus, e questo al pubblico piaceva. Eccome se piaceva. La signora Giuliana Longari, caduta impropriamente… sull’uccello, vanta grazie a questa controversa gaffe di Mike addirittura una voce sull’enciclopedia on line Wikipedia. Protagonista della televisione italiana, il Mike del “Rischiatutto” e di “Lascia o raddoppia” è rimasto nel nostro cuore ed è entrato nella cultura anche con il benestare dei suoi protagonisti: perfino Umberto Eco ha fatto riferimento a lui per dare il titolo ad un suo celebre saggio, dal titolo – guardacaso – “Fenomenologia di Mike Bongiorno”.

In Tv fece un po’ di tutto: dai quiz alla pubblicità; passò dal condurre Miss Italia a Genius, il programma dedicato ai bambini di talento. Un curriculum sterminato, che si concluse soltanto l’8 settembre 2009 a Montecarlo, quando il conduttore morì colto da un improvviso infarto all’hotel Metropole, dove era in vacanza con la moglie Daniela Zuccoli. Immediatamente celebrato come un uomo che aveva fatto, a suo modo, la storia d’Italia, la sua vicenda ebbe un curioso (e molto triste) epilogo. Infatti, la sua salma fu trafugata nel gennaio 2011 e poi ritrovata, ancora intatta, l’8 dicembre di quell’anno. Onde evitare altri spiacevoli eventi, i suoi resti furono cremati e dispersi in Valle d’Aosta.

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