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26 Giugno 2023 - 20:37
Amalia Guglielminetti
È stata per anni considerata una delle più significative poetesse italiane; oggi, quasi nessuno la conosce, eppure Amalia Guglielminetti almeno a Torino, sua città natale, dovrebbe suscitare un po’ più interesse. La si ricorda per lo più per il suo flirt con Guido Gozzano, benché tra i due non fosse davvero scoppiata la scintilla e il flirt abortì prima di nascere.
Amalia crebbe con due sorelle, Emma ed Erminia, e un fratello, Ernesto. La madre, Felicita Lavezzato, non era una donna particolarmente materna. Amalia cercò rifugio nella lettura e nella scrittura. Scrisse tanto, già da giovanissima: il suo primo volume era del 1903, quando lei aveva poco più di 20 anni. Il titolo era “Voci di giovinezza”, una raccolta di liriche di vago sapore carducciano e palesemente filo-sabaudo. Carducci insegnava che così si faceva carriera. La raccolta fu però poco apprezzata: nonostante il Nobel concesso al vate toscano, l’epoca era ricca di inquietudini nuove, come i tumulti socialisti.
Del 1907 fu la sua seconda raccolta, più celebre: “Le vergini folli”. La Guglielminetti non scelse più la nota casa editrice Roux e Viarengo: ripiegò per una edizione meno prestigiosa e colse nel segno, ottenendo un successo inaspettato. Nello stesso momento il suo nome assurse a notorietà per la relazione tormentata intessuta con Guido Gozzano. Il “bel Guido” era il poeta torinese più noto, uno dei più significativi verseggiatori italiani. La Guglielminetti e il Gozzano si frequentarono, si piacquero, si lasciarono nel giro di poco. Lei era innamoratissima. Lui un po’ meno: gli piaceva essere al centro dell’attenzione di una donna, ma aveva timore di lasciarsi andare. E l’epistolario tra i due rivelò gli alti e bassi di una relazione mai iniziata ufficialmente. Il principale poeta crepuscolare fece un po’ la figura del “maestro”, iniziando la giovane allieva alla poesia: fu però uno dei più ardenti sostenitori de “Le vergini folli”. I due rimasero amici, e Gozzano rimase il suo interlocutore anche per la terza raccolta di versi, “Le seduzioni”, del 1909.
Gozzano, però, morì nel 1916. La Guglielminetti era ormai celebre (D’Annunzio la celebrò dicendo di lei: “La sola poetessa che abbia l’Italia”) e amava troppo essere amata per rimanere senza compagnia; ma non riusciva ad avere relazioni stabili. La sua nuova fiamma era Dino Segre, in arte Pitigrilli, autore di grande successo negli anni Venti e Trenta. Romanziere e articolista, Pitigrilli fu anche delatore dell’Ovra. Ma all’epoca, per Amalia era un fuoco d’amore. Fuoco che si tradusse in una relazione tormentata, ricca di alti e bassi e soprattutto di bassi. Così tanti che per i due si aprirono le porte del tribunale.
Amalia fu anche accusata di voler vendere il materiale di Gozzano che lei ancora possedeva. Pitigrilli finì attenzionato dalla questura, l’inflessibile Pietro Brandimarte lo voleva inviare al confino per certe affermazioni contrarie al fascismo. Pitigrilli alla fine fu scagionato e la Guglielminetti fu assolta in Cassazione, ma le rimase l’etichetta infamante di “seminferma mentalmente”. Lei lasciò Torino, città dagli orizzonti limitati e ormai nella quale il suo nome era macchiato. Si trasferì a Roma, dove tentò di riprendere la sua antica passione per il giornalismo. Morì il 4 dicembre 1941 a causa di una setticemia dovuta ad una ferita procuratasi cadendo dalle scale, mentre stava cercando di rifugiarsi in un rifugio antiaereo.
La sua figura, legata indissolubilmente al mondo della Torino degli anni Dieci e Venti, fu travolta dal turbine della guerra e, caduto il fascismo, di lei si parlò poco. Anticonformista per la sua epoca, antifemminista eppure attenta ai diritti delle donne, Amalia rappresentava un enigma difficile da risolvere, fino all’accusa di pazzia. La sua città le ha dedicato una anonima via in zona Santa Rita, ignota ai più. La raccolta completa dei suoi versi è stata pubblicata soltanto nel 2012. Destino di rimanere nella penombra, dietro ai giganti della sua epoca. E per di più senza un marito. Sulla sua tomba, al Monumentale, Amalia è definita “colei che sen va sola”.
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