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25 luglio 1951

La tragedia dell’Andrea Doria
Lo scontro che causò 51 vittime

Il transatlantico affondò dopo uno spaventoso urto con la nave Stockholm

La tragedia dell’Andrea DoriaLo scontro che causò 51 vittime

La tragedia dell’Andrea Doria Lo scontro che causò 51 vittime

Una brutta pagina di storia italiana. Una storia tragica. Il 25 luglio 1951, nelle acque dell’Atlantico, ad un’ottantina di chilometri da Nantucket Island (negli Stati Uniti) il transatlantico italiano Andrea Doria affondò dopo uno spaventoso urto con la nave svedese Stockholm. 51 furono le vittime: 5 passeggeri della Stockholm e 46 dell’Andrea Doria, per lo più nelle cabine interessate dallo speronamento.

I superstiti furono soccorsi dalla francese Île de France: grazie all’arrivo del transaltlantico francese la situazione non degenerò, i passeggeri del Doria che stava affondando evacuarono la nave in ordine.
Ultimo, Piero Calamai, il comandante, ossequioso della tradizione che vuole il capitano lasciare per ultimo la propria imbarcazione. Già, ma cosa provocò il disastro navale?

L’incidente, il più grave dai tempi della guerra per la marina italiana, fu oggetto di un dibattito senza esclusione di colpi, che rivelò tutta l’incapacità del nostro governo di farsi valere a livello internazionale. Sì, perché nonostante tutti gli indizi portassero a credere che la colpa del disastro fosse unicamente nello Stockholm, l’Italia apparve fin da subito in difficoltà. Mentre il cronista del Boston Traveler Harry Trask vinceva il premio Pullitzer per aver realizzato i celebri scatti del Doria sul punto di affondare, a New York si apriva il processo internazionale per accertare le responsabilità del disastro.

Le due compagnie si diedero battaglia a suon di avvocati esperti di diritto marittimo. Contro il capitano svedese pendevano pesanti accuse: avrebbe condotto lo Stockholm a velocità troppo elevata, nonostante la nebbia. D’altronde, Gunnar Nordenson, comandante del transatlantico scandinavo, era giovane e inesperto. Eppure, l’Italia stessa sembrò disinteressarsi della faccenda, obbligando il comandante del Doria a non prendere più il mare. Sembrava una ammissione di colpa. Inevitabilmente, il processo si concluse con una conciliazione extragiudiziale e con un “patteggiamento”, poiché ognuna pagò i danni da essa provocati.

Calamai non comandò mai più una nave. Nonostante le numerose manifestazioni di solidarietà da parte di ammiragli e capitani di tutto il mondo, egli non riprese più il mare e morì nel 1972 a Genova. Solo dopo la sua morte si scoprì che lo Stockholm aveva aperto uno squarcio maggiore del previsto nella fiancata del Doria, lasciando intendere che davvero viaggiasse ad una velocità non consentita. Avrebbe inoltre mal interpretato i tracciati radar, forse per la sua inesperienza. Di certo, Calamai era un vecchio lupo di mare, ma come spesso avviene nel nostro paese non fu difeso abbastanza e la sua riabilitazione avvenne soltanto dopo la sua morte.

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