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venezia 80
30 Agosto 2023 - 16:22
Un'immagine del film di Saverio Costanzo "Finalmente l'alba"
Pronti, via: il film d’apertura della Mostra di Venezia è uno dei sei titoli italiani selezionati quest’anno da Alberto Barbera e dal suo staff. “Comandante” di Edoardo De Angelis vede Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, alla guida del sommergibile Cappellini nella seconda guerra mondiale.
Qui sopra alcune immagine del film "Comandante" con Pierfrancesco Favino
Nell’ottobre 1940 viene coinvolto in una battaglia ma sceglie di salvare i suoi avversari, una decisione che passerà alla storia: «Salvatore è forte e affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà», spiega il regista. «Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole». Gli italiani a Venezia puntano in alto, mai come quest’anno sono presenti grandi produzioni: “Comandante” è costato 15 milioni di euro, secondo in questa speciale classifica dietro solo a “Finalmente l’alba” di Saverio Costanzo con ben 29 milioni di budget. È il viaggio lungo una notte della giovane Mimosa che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili, «un film - lo descrive il regista - sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore».
Una scena della pellicola "Enea" con i due Castellitto
Atteso al varco dell’opera seconda è il giovane Pietro Castellitto con “Enea” (costo 8 milioni), in cui recita anche il padre Sergio. Così lo presenta il suo autore: «un gangster movie senza la parte gangster». Di pari costo, all’incirca, è invece il film piemontese del lotto, “Lubo” di Giorgio Diritti, girato tra il Trentino e il Verbano-Cusio-Ossola, la storia di un nomade jenisch prima vittima della guerra e poi capace di risollevarsi in cerca di vendetta.
«Nello svolgersi degli eventi emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità, ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia». “Adagio” di Stefano Sollima e “Io Capitano” di Matteo Garrone sono costati entrambi intorno agli 11 milioni: il primo racconta di un ragazzo che si deve prendere cura dell’anziano padre ma rimane vittima di un ricatto; il secondo le disavventure di due ragazzi che dall’Africa cercano un futuro migliore in Europa. Grandi produzioni con grandi aspirazioni: che sia la volta buona, dieci anni dopo l’ultima volta con “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi, di un italiano vincitore del Leone d’Oro? Lo scopriremo solo nei prossimi giorni...
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