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LA CITTA'
18 Settembre 2023 - 20:08
l mausoleo della Bela Rosin
Ci sono alcuni luoghi particolarmente legati alla figura di re Vittorio Emanuele II e della moglie, la contessa di Mirafiori Rosa Vercellana - per tutti la Bela Rosin. Tra questi luoghi, uno merita la nostra ovvia attenzione: il palazzo Reale di Torino, dove il giovane principe abitò il secondo piano nobile in qualità di erede al trono, per poi trasferirsi al piano inferiore, primo piano nobile, in qualità di re di Sardegna. Una curiosità: la sala del trono, così bella e ammirata, non fu mai usata dai Savoia: infatti, la tradizione sabauda voleva che il re non sedesse sul trono, ma attendesse i suoi ospiti in piedi.
Così fece anche re Vittorio, che oltretutto era piuttosto schivo e non amava molto i convenevoli e le situazioni eccessivamente formali. Anzi: prediligeva la solitudine dei boschi, infatti era un provetto cacciatore. Gli animalisti di oggi inorridiranno, ma all’epoca la caccia era un’abitudine diffusa e considerata un vero e proprio sport. Alla Mandria, il “casotto” di caccia di re Vittorio, sono presenti centinaia di palchi e di trofei frutto delle incessanti cacce nelle quali si dilettava il re d’Italia. Anche quando andò a vivere a Roma non si sottrasse alla sua abitudine di cacciare e, all’occorrenza, tornava in Piemonte dove sosteneva che si potessero fare le migliori battute del mondo.
Caccia al cervo, alla volpe, al cinghiale. Ma caccia anche alle belle donne, e pare che proprio durante una di queste battute di caccia egli avesse incontrato la sua futura seconda moglie, Rosa Vercellana. Moglie amatissima, nonostante le scappatelle, che egli sposò morganaticamente e alla quale donò il castello di Sommariva Perno. Per la Bela Rosin i figli costruirono un piccolo ma interessante mausoleo in periferia, oggi ammirabile in strada Castello di Mirafiori: il mausoleo della Bela Rosin, che però non è più sepolta lì, ma al Monumentale. A proposito di tombe: ovviamente re Vittorio non è sepolto a Torino: nel sepolcreto di famiglia a Superga egli non figura, perché la sua sepoltura è al Pantheon di Roma.
Ma re Vittorio chiese di essere sepolto insieme ai suoi avi; la nuova amministrazione italiana non lo permise, ritenendo che il primo monarca del regno dovesse riposare nella capitale. A Torino non ci sono dunque sepolture, ma i monumenti sono (almeno) due: uno a palazzo Civico e uno in largo Vittorio Emanuele II, il noto monumento soprannominato “re sui tetti”, che Umberto I volle donare a Torino proprio per compensare la città della perdita dell’augusta sepoltura. Tra i vari ricordi di re Vittorio - lapidi, targhe, busti - uno merita la nostra attenzione: è a Superga, nel chiostro: raffigura il re con l’inconsueto abito di cacciatore. Inconsueto almeno per le statue ufficiali. Ecco, forse quella è un’immagine più realistica del sovrano. Chissà che egli, nemico della formalità, non avesse preferito essere ricordato così.
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