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Ecco perché Napoleon è un film da vedere

Le polemiche sull'opera di Ridley Scott sono ingiustificate

Ecco perché Napoleon è un film da vedere

Uscito giovedi 23 nelle sale, arriva in Italia l’ultimo lavoro di Ridley Scott dedicato all’Imperatore francese Napoleone Bonaparte.

 

Già prima di uscire, il film è stato oggetto di polemiche per via di una certa “libertà” del regista nel ricostruire con esattezza le tappe salienti della vita del personaggio.

 

Francamente, un film è un film non un documentario. Se si vuole studiare la vita di Napoleone ci sono i libri di Storia. La pellicola che arriva a noi in questi giorni è il punto di vista del regista che come suo solito reinterpreta, per proprie insindacabili ragioni narrative, la Storia soffermandosi su aspetti magari poco celebrati, donandogli un risalto che può aver fatto storcere il naso ai puristi, innamorati delle narrazioni “ortodosse”. 

 

Se si entra in sala con questo preconcetto è bene orientarsi su altro genere di film. Ridley Scott ci dona la “sua” versione di un uomo che “ha fatto la Storia”. E lo fa piuttosto bene, pur essendo lungo il film è montato divinamente rari o pressochè nulli i momenti di pausa, sostenuto da una adeguata colonna sonora. L’accuratezza della sua “mano” trapela dal sapiente impiego delle luci, la scena dell’incoronazione è baciata da una fotografia impeccabile (il polacco Dariusz Wolski, sicuro candidato all'Oscar), mentre la scena della battaglia sul lago ghiacciato, girata ricorrendo a ben duecento stuntman, non comparse qualunque, già anticipata nel trailer- lì sostenuta da un brano dei Black Sabbath, assente nel film, c’è da scommetterci, diventerà un cult. 

 

C’è poco da spoilerare, in quanto sostanzialmente il film ricalca le tappe salienti, gli snodi della vita di Napoleone. Ma è sul Napoleone uomo che lo sguardo di RS si fa più acuto, sapendo tirare fuori le sue fragilità, (non poteva scegliere un attore migliore di uno stellare Joaquin Phoenix per offrirne un ritratto a tutto tondo) concentrandosi sul tormentato legame con Giuseppina (una splendida e bravissima Vanessa Kirby).

 

Dalla liberazione di Tolone, che lo vede protagonista mettersi subito in luce nelle gerarchie militari non indifferenti al precario equilibrio politico generato dal Terrore (il film si apre con un ghigliottinamento) per poi rendersi protagonista di una veloce scalata politico-militare ai vertici della nascente Repubblica Francese. Si distingue nella spietata repressione dei “realisti” (coloro che con una certa approssimazione potrebbero essere definiti dei nostalgici della appena deposta monarchia).

 

Le scene, scandite dalle date sullo schermo, inducono ad una riflessione. Quando sentiamo i commentatori nostrani appellare come “ere geologiche” (in senso politico) una manciata di anni (per esempio dalle elezioni “a sorpresa” del 2018, all’attuale governo) viene da sorridere in quanto sembra si tratti di una caratteristica di questo nostro mondo, imperniato sulla velocità.

 

Anche l’ascesa di Napoleone, cosi come raccontata da RS, si svolge in una manciata di anni, i primi del 1800 che vedono consolidarsi il suo potere prima in Francia e poi sul resto d’Europa.

 

Nella narrazione di RS tuttavia, la scansione degli avvenimenti è limitata ad un aspetto quasi didascalico, non era evidentemente questo l’intento del film. Certo, le guerre, le varie campagne i trionfi come le cadute fanno da sfondo, nel film, ai tormenti di un uomo che sentiva su di se l’amor patrio come una sorta di missione divina. Ed è forse la parte più riuscita del film, lasciarci scoprire (al netto di più di qualche inesattezza che gli viene imputata) il Bonaparte uomo, con i suoi limiti, i suoi tormenti le sue fragilità.

 

Da vedere.

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