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Il caso
11 Aprile 2024 - 14:30
Un'immagine dello spot di Amica Chips in questione
In un recente sviluppo nel mondo della pubblicità, la nota azienda di snack Amica Chips si è trovata al centro di una controversia a causa di uno spot pubblicitario giudicato offensivo da parte di alcuni gruppi religiosi. La pubblicità in questione, ambientata all’interno di un monastero, mostrava una suora che sostituiva le ostie con delle patatine durante la Comunione, etichettando il prodotto come “il divino quotidiano”. Questo parallelismo tra il sacro e il profano ha scatenato un acceso dibattito sulla libertà di espressione e il rispetto delle convinzioni religiose.
Lo spot, ideato dall’agenzia Lorenzo Marini Group, era inteso come un’espressione ironica e leggera, paragonabile a film come “Sister Act”. Tuttavia non sembra siano riusciti completamente nel loro intento visto che la rappresentazione ha suscitato reazioni immediate e forti.
L’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione (Aiart) ha prontamente reagito, definendo lo spot “blasfemo” e chiedendone la sospensione immediata. Il Comitato di Controllo dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha accolto l’appello, giudicando la campagna in contrasto con i principi di lealtà della comunicazione e rispetto delle convinzioni religiose. In seguito alla decisione del Comitato, lo spot è stato ritirato dalla diffusione. La motivazione presentata dal Giurì sottolineava la necessità di tutelare la sensibilità dei consumatori e di non urtare le convinzioni religiose con campagne pubblicitarie.
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Lo spot di Amica Chips
La pubblicità ha generato un’ondata di critiche, ma anche una discussione più ampia sull’efficacia della “cattiva pubblicità” e sul confine tra creatività e offesa. Alcuni hanno difeso lo spot come un’espressione artistica, mentre altri hanno espresso il loro disappunto. La controversia ha avuto ripercussioni anche in ambito educativo e commerciale. Ad esempio, il rettore del Collegio Rotondi di Gorla Minore di Varese, don Andrea Cattaneo ha interrotto la vendita delle patatine Amica Chips a scuola, in segno di protesta contro la pubblicità ritenuta blasfema. In conclusione, il caso della pubblicità di Amica Chips ha sollevato questioni importanti riguardanti la responsabilità sociale delle aziende e l’importanza del rispetto delle diverse sensibilità culturali e religiose nell’ambito della comunicazione commerciale.
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