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Scienza

Una bioplastica 'vivente' che si auto-digerisce: la nuova svolta rivoluzionaria per combattere l'inquinamento

Il processo avviene grazie a un batterio che, una volta a contatto con il terreno, si riattiva e inizia a degradarsi

Scoperta la bioplastica 'vivente' che si auto-digerisce

In un mondo dove l’inquinamento da plastica rappresenta una minaccia crescente per l’ambiente, una svolta rivoluzionaria arriva dalla ricerca scientifica: la creazione di una nuova bioplastica ‘vivente’ che si auto-digerisce. Questo materiale innovativo, sviluppato dai ricercatori dell’Università della California a San Diego e dell’Università americana della Georgia, potrebbe ridurre drasticamente l’impronta ecologica dell’industria della plastica.

La bioplastica in questione contiene spore di Bacillus subtilis, un batterio innocuo che, una volta a contatto con il terreno, si riattiva e inizia il processo di degradazione. Incredibilmente, fino al 90% del materiale può decomporsi nel giro di soli cinque mesi. Questo risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications, rappresenta un passo significativo verso la riduzione dell’inquinamento da plastica.

Il materiale di base utilizzato per questa bioplastica è il poliuretano termoplastico (Tpu), che combina le caratteristiche della gomma e della plastica ed è comunemente impiegato in una vasta gamma di prodotti, da calzature a cuscini. Per renderlo biodegradabile, i ricercatori hanno arricchito il Tpu con le spore di Bacillus subtilis, noto per la sua capacità di rompere i polimeri plastici.

Le spore, in forma dormiente, sono state ‘addestrate’ a sopravvivere a temperature elevate e poi unite al Tpu. Il risultato è stato un materiale plastico ‘vivente’ che, una volta lasciato in un terreno comune o sterile, ha visto le spore germinare e i batteri riattivati degradare il Tpu. Ciò che rende questa tecnologia particolarmente promettente è la sua capacità di auto-degradarsi anche in assenza di ulteriori microbi, rendendola versatile e adatta a diversi ambienti. Inoltre, le spore batteriche non solo degradano il materiale a fine vita, ma ne migliorano anche le proprietà meccaniche durante l’uso, rendendolo più resistente ed elastico.

Mentre i ricercatori valutano la fattibilità di una produzione su scala industriale, la speranza è che questa bioplastica ‘vivente’ possa presto diventare una realtà commerciale, offrendo un’alternativa sostenibile che possa contribuire significativamente alla lotta contro l’inquinamento da plastica e alla salvaguardia del nostro pianeta.

In conclusione, la nuova bioplastica ‘vivente’ rappresenta una pietra miliare nella ricerca di soluzioni sostenibili. Con la sua capacità di auto-digerirsi, apre la strada a un futuro in cui i materiali sintetici possono esistere in armonia con l’ambiente, senza lasciare tracce dannose per secoli.

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