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12 Giugno 2024 - 14:15
La sostenibilità può arrivare anche nello spazio grazie a uno studio su una nuova classe di veicoli orbitali che utilizzano propellenti ‘verdi’. La notizia arriva da una ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, pubblicata sulla rivista Acta Astronautica. Questo studio è stato realizzato nell’ambito di ASCenSIon, un progetto europeo che ha visto la partecipazione di numerosi partner nazionali e internazionali, tra cui il Politecnico di Milano e l’Università La Sapienza di Roma in Italia, e altre realtà in Germania, Francia, Belgio e Spagna.
La ricerca, condotta da Alberto Sarritzu sotto la supervisione del professore Angelo Pasini, ha coinvolto anche la dottoranda Lily Blondel-Canepari. I nuovi propellenti ‘verdi’ potranno certamente sostituire i propellenti tossici oggi prevalentemente usati. Questo permetterà di migliorare l’efficienza della propulsione e rendere possibili missioni che al momento non lo sono, oltre a semplificare le operazioni a terra in preparazione dei veicoli orbitali, che oggi sono lunghe, complicate e costose.
I propellenti verdi sono generalmente composti chimici a basso impatto ambientale e tossicità, come acqua ossigenata ad alte concentrazioni o protossido d’azoto, comunemente conosciuto come anestetico. Tra questi rientrano anche il comune cherosene e altri idrocarburi, che rappresentano comunque un enorme passo avanti rispetto ai tradizionali composti utilizzati, come idrazina o tetrossido di azoto, sostanze estremamente tossiche e dannose per l’ambiente e la salute umana. La gestione di questi componenti è non solo potenzialmente dannosa per il personale coinvolto, ma anche estremamente costosa, per cui il settore da anni cerca di trovare delle valide alternative.
Lily Blondel-Canepari, Alberto Sarritzu e Angelo Pasini
L’Università di Pisa, nell’ambito del progetto ASCenSIon, si è occupata di studiare sistemi propulsivi compatibili con i propellenti ‘verdi’. I sistemi propulsivi sono uno degli elementi più cruciali per il corretto funzionamento dei veicoli orbitali ed hanno un ruolo chiave per il successo delle missioni, regolando sia il movimento dei veicoli in orbita che il controllo d’assetto.
“La nuova classe di veicoli spaziali che abbiamo studiato promette di portare innovazioni che possono avere ricadute per tutti noi,” sottolinea Angelo Pasini. Tra queste innovazioni, un accesso più facile e sostenibile allo spazio, la rimozione attiva dei detriti spaziali causati da decenni di utilizzo incontrollato delle nostre orbite e lo sviluppo di nuove missioni per l’esplorazione spaziale.
Alberto Sarritzu sta terminando il suo dottorato all’Università di Pisa. Ha preso parte al progetto ASCenSIon dopo diversi anni di lavoro in multinazionali all’estero, con l’obiettivo di rendere più sostenibile e attraente il settore spaziale. Lily Blondel-Canepari, dottoranda all’Università di Pisa, ha lavorato presso il CERN e l’Agenzia Spaziale Europea, e il suo lavoro è improntato sulla ricerca di una nuova definizione di “verde” per i propellenti spaziali. Angelo Pasini, ricercatore di propulsione aerospaziale, ha lavorato per oltre dieci anni nel settore della propulsione verde prima di intraprendere la carriera accademica.
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