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Letto per Voi
08 Novembre 2024 - 22:00
Nel 1902, a Torino, una bimba venne rapita dall'uomo che fu poi ribattezzato "il mostro di piazza Savoia" e che evitò l'ergastolo (venne condannato a poco più di 25 anni di carcere) grazie anche alla consulenza del celebre Cesare Lombroso, che portò al riconoscimento della seminfermità mentale.
Da questa storia terribile prende il via il romanzo di Alessandro Sponzilli, torinese classe 1956 e giornalista del Sole-24Ore, "Il cacciatore di innocenti" (Leone, 19 euro), che riproduce le atmosfere e i misteri della Torino vivace e laboriosa di inizio Novecento, città impegnata a organizzare l'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna. Ma nel romanzo palpita anche la Torino degli infernotti (passaggi segreti sotterranei in cui vennero trovate le vittime del mostro). "Una città sotto la città", scrive l'autore, con "cunicoli, uscite segrete, passaggi da un quartiere all'altro".
Il romanzo di Sponzilli propone una squadra investigativa decisamente atipica, composta da un giocatore d'azzardo, un maresciallo integerrimo e una dottoressa. L'indagine da loro condotta si rivela incalzante e costellata di insidie e false piste, che ricordano quelle di 120 anni fa, portando persino all'arresto di uomini fortemente sospettati, ma in realtà innocenti.
Il racconto si snoda intorno al concetto del "doppio", una tematica esplorata dai grandi della letteratura mondiale, da Dostoevskij con "Il sosia", Cechov ne "Il monaco nero", fino a Pirandello e il suo "Il fu Mattia Pascal", senza dimenticare Wilde con "Il ritratto di Dorian Gray". Notevole è l'intensità delle conclusioni dei capitoli 6 e 48, nei quali il 'lui' dialoga con 'l'altro', ossia il demonio che alberga in lui: "Lo sapeva molto bene che l'Altro gli suggeriva di non fare una cosa mentre ciò che voleva esattamente era che Lui la facesse", scrive Sponzilli al termine del capitolo 48. "L'Altro perdeva terreno. Sentiva che Lui stava diventando troppo forte, troppo prepotente", si legge nell'intermezzo successivo al capitolo 37.
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