Se vi è mai capitato di cercare sul web la risposta a un problema legale, probabilmente vi siete imbattuti in Angelo Greco e nel suo mantra inconfondibile: “Questa è la legge”. No, non è un influencer, non è un creator qualunque e di certo non è il solito prof che terrorizza gli studenti. Potremmo definire Angelo come un maestro del diritto: avvocato affermato, giornalista e fondatore del portale “La Legge per Tutti”, ha trasformato il linguaggio spesso oscuro della giurisprudenza in contenuti semplici, comprensibili e, incredibile ma vero, di tendenza sui social media. Ha anche lavorato in Rai, dove ha co-condotto la trasmissione "Tempo e Denaro" su Rai Uno, rispondendo alle domande legali dei telespettatori, nel ruolo di avvocato dei consumatori.
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Con milioni di visualizzazioni su YouTube e una community social che lo adora (e a volte lo meme-izza), Angelo è diventato il punto di riferimento per chi vuole capire la legge senza dover per forza aprire un codice. Dalle storie più assurde vissute in tribunale alle riflessioni pungenti su come migliorare la giustizia in Italia, abbiamo fatto due chiacchiere con lui. Ecco cosa ci ha raccontato.
Angelo, lei è un avvocato di successo, ma oggi molti la conoscono soprattutto per i suoi video su YouTube. Si sentirebbe di definirsi il primo avvocato 'influencer' in Italia? “Assolutamente no, non mi considero un influencer. Non cerco di influenzare nessuno. Mi vedo piuttosto come un divulgatore, un facilitatore della legge. Il mio obiettivo è rendere comprensibile ciò che spesso sembra complicato. Se proprio devo scegliere un’etichetta, preferisco pensarmi come qualcuno che aiuta gli altri a diventare ‘supereroi della legge’: quando conosci le regole, niente ti spaventa più. Non perché sai come raggirarle – ma perché sai cosa fare in ogni contesto.”
Qual è stata la situazione più assurda che ha mai vissuto in tribunale? “Ce ne sono tantissime! Una delle più folli riguarda una signora che chiedeva l’annullamento del matrimonio per impotenza del marito. Lui, per provare il contrario, voleva addirittura fare una dimostrazione pratica del suo coito a porte chiuse davanti al giudice! Una scena che rasentava l’assurdo. Era così serio nel voler dimostrare che la sua virilità non fosse compromessa che ha pensato che una prova fisica in tribunale fosse la soluzione. Ovviamente, il giudice ha rifiutato, ma la proposta è stata a dir poco grottesca.”
Le è mai capitato di avere a che fare con clienti che cercavano di truffarla o di farle fare qualcosa di eticamente discutibile? “Purtroppo sì. Ci sono persone che non si limitano a voler truffare la legge, ma provano a coinvolgere anche l’avvocato. Una volta un cliente mi propose di avallare una testimonianza per un falso sinistro stradale. Mi sono rifiutato categoricamente, ma è un esempio di come, a volte, le persone cerchino di manipolare anche i professionisti per i propri scopi. Bisogna stare sempre molto attenti a non farsi coinvolgere in situazioni che possano compromettere la propria etica professionale.”
La giustizia in Italia è spesso criticata per la sua lentezza. Qual è la sua opinione? "La giustizia italiana poggia su basi solide. Molti la criticano senza conoscerla davvero, ma il problema principale sono i rinvii e le interpretazioni arbitrarie. Personalmente, non modificherei tanto le leggi quanto il modo in cui vengono gestite le cadenze delle udienze: perché non cerchiamo di chiudere i processi in tempi più brevi? Le risorse sono limitate, è vero, ma una gestione più efficiente delle udienze potrebbe velocizzare molte pratiche. La lentezza non dipende solo dalle leggi, ma soprattutto da come strutturiamo il nostro lavoro."
C’è mai stato un momento in cui un suo consiglio ha davvero cambiato la vita di qualcuno? “Ricevo molti complimenti dai miei alunni universitari. Mi ringraziano per averli aiutati a comprendere quanto sia importante sapere davvero ciò che si studia, al di là del voto. Spesso, si tende a vedere il diritto come un insieme di nozioni astratte, ma è la comprensione profonda che fa la differenza. Mi dà molta soddisfazione sapere di aver contribuito al loro percorso. Spesso, a fine carriera universitaria, mi scrivono per dirmi che quello che hanno appreso da me li ha aiutati non solo negli esami, ma anche nel loro percorso professionale.”
Cosa consiglierebbe a un giovane che sogna di diventare avvocato? “Non fatelo per i soldi. Si può guadagnare bene, è vero, ma questa professione richiede passione e altruismo. È una strada difficile, e il tasso di abbandono è molto alto. Molti pensano che la carriera legale sia solo una questione di prestigio e denaro, ma chi entra in questo mondo solo per quello rimane deluso. La vera motivazione deve essere quella di voler aiutare le persone. Non è una professione facile, ma se sei determinato, alla fine i risultati arrivano. E soprattutto, ricordati che il diritto è un servizio, non un business.
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