l'editoriale
Cerca
L'intervista
13 Gennaio 2025 - 16:00
Paolo Cognetti (Fonte Mediaset)
Paolo Cognetti è una delle voci più acclamate della narrativa italiana contemporanea, grazie al successo di “Le otto montagne”, libro che nel 2017 lo portò a vincere il Premio Strega e ispirò un film interpretato da Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Ma dietro il riconoscimento internazionale si cela un percorso personale travagliato, segnato da una lotta costante contro la depressione e il disturbo bipolare, una condizione che lo scrittore ha affrontato apertamente nel programma Le Iene, raccontando il dramma vissuto nell’ultimo anno.
Paolo Cognetti con il Premio Strega (Fonte RAI)
Negli ultimi anni, lo scrittore ha dovuto convivere con il disturbo bipolare, che lui stesso descrive come un’alternanza di due fasi opposte: quella maniacale, ricca di energia, e quella depressiva, un vero baratro. “Il problema non è la fase maniacale, ma quando arriva quella depressiva”, ha spiegato, aggiungendo che questi episodi lo hanno portato a contemplare il suicidio. L’estate scorsa è stata particolarmente difficile per lo scrittore, al punto da non essere mai lasciato solo dai suoi cari, per paura che potesse compiere gesti estremi. “Pensavo ad attaccare una corda da alpinismo a una trave per impiccarmi".
Poi è arrivato il TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) che descrive come una vera esperienza infernale. Durante il ricovero, Cognetti è stato legato a un letto con cinghie e sottoposto a cure che giudica invasive e inutili: “Mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa fosse. Secondo me, quello che mi hanno fatto era illegale”. L’autore si chiede ancora oggi se il ricovero fosse davvero necessario, sostenendo di non essere stato pericoloso né per sé né per gli altri. A salvarlo, portandolo via dall’ospedale, è stata sua sorella. “Mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia. Era gennaio 2024. Ora, un anno dopo, posso dire che mi sento molto meglio di prima”.
Nonostante l’esperienza traumatica, Cognetti spera ancora in una vita senza farmaci: “Non sono un no vax, ma vorrei vivere senza medicine ed il mio psichiatra ha detto che presto potrei farcela”. Questo nuovo equilibrio lo sta portando a riprendere il controllo della propria vita e della sua arte. Scrivere, per lui, è una forma di rinascita. “Credo che il ciclo della montagna, come lo chiamo io, sia per il momento esaurito. Ci sono tante altre cose nella vita di cui voglio parlare”. Con queste parole lo scrittore anticipa un cambio di rotta creativo, lasciandosi alle spalle le vette che gli hanno regalato fama e successo.
“Le otto montagne”, oltre al successo letterario, è diventato un film nel 2021, con Luca Marinelli nel ruolo del protagonista. “È stato qui con me due mesi. L’ho portato in montagna e allenato. La scena di cui vado più orgoglioso è quella in cui balla sulla pietraia: gliel’ho insegnata io”. Ora, però, lo scrittore guarda al futuro con nuove ispirazioni. Tra i desideri, c’è anche un confronto con Vasco Rossi: “Vorrei parlare con lui. Trovo tanta verità nelle sue canzoni. È la persona con cui vorrei parlare di più adesso”.
La storia di Paolo Cognetti è cruda, autentica e profondamente attuale. Il successo, spesso, non ci salva, ma ci trasforma. È capace di manipolare le nostre menti, facendoci perdere il contatto con la realtà e con ciò che conta davvero. "Durante la fase maniacale, mi trovavo a scrivere senza sosta, giorno e notte. Sembrava quasi positivo, come se avessi trovato una forza che mi sorreggeva. Potevo non mangiare anche per giorni. Poi arriva la depressione, era come se ogni forza mi abbandonasse. Passavo giornate intere a fissare il muro, incapace di alzarmi dal letto."
E riguardo ai soldi, quella dimensione così ambita? "I soldi ti cambiano. Ho venduto due milioni di copie tra Italia e 'resto del mondo. Ho guadagnato due euro a copia. Fai tu i conti." È un successo che, anziché colmare, ha scavato un vuoto che nulla riusciva a riempire. Il denaro, il riconoscimento, la fama: sono illusioni che promettono salvezza, ma che spesso portano solo a un'ulteriore solitudine.
La parte più emozionante dell’intervista arriva nel finale. Paolo ricorda un episodio di dieci anni prima, quando una ragazza di trent'anni, Marie Vanhelle, una francese che non conosceva, si rifugiò per una settimana nella sua macchina. "Nessuno si preoccupò di sapere come stesse. L’hanno trovata giorni dopo, in un sacco a pelo, con i polsi tagliati. Ha scelto un bel posto per morire". "Questa cosa mi fa incazzare", dice Paolo, e la sua rabbia è una reazione di dolore, una ferita che riemerge.
Il fatto che sia proprio Paolo a raccontare questa storia aggiunge un significato ancora più profondo al suo racconto: lui che, solo poco tempo fa, è stato a un passo dall’abisso, ora è qui, con il coraggio di affrontare la vita di nuovo. Non senza difficoltà, certo, ma con la consapevolezza che la sofferenza può essere attraversata, e la luce, anche se tenue, può tornare a brillare. La sua sensibilità, ora messa a nudo, non è più un peso che lo schiaccia, ma una forza che lo spinge a guardare la vita con occhi più aperti, pronti a riconoscere sia il buio che la bellezza che lo circondano.
Grazie, Paolo, per averci mostrato che anche dal buio può nascere una nuova forza.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..