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L'allarme
04 Febbraio 2025 - 04:53
Un recente studio di Nature Medicine ha rivelato che le microplastiche sono ormai così diffuse nel corpo umano da arrivare a costituire l’0,48% del peso del cervello, un quantitativo che equivale a circa un cucchiaino di plastica. Questa scoperta è stata effettuata da un gruppo di scienziati, che ha esaminato campioni di tessuti cerebrali prelevati da autopsie tra il 1997 e il 2024, identificando la presenza di piccole particelle di plastica, principalmente polietilene (PE). Ma non è tutto: oltre al cervello, le microplastiche sono state trovate anche nel fegato e nei reni, anche se in quantità notevolmente inferiori.
Le concentrazioni riscontrate nel cervello sono molto più elevate rispetto ad altri organi: in media, i campioni cerebrali presentano quantità da 7 a 30 volte superiori rispetto a quelli di fegato e reni. I ricercatori hanno scoperto che un individuo medio di circa 45-50 anni presenta livelli di microplastiche pari a 4.800 microgrammi per grammo nel cervello, un dato che segnala un incremento del 50% rispetto a campioni raccolti nel 2016.
Le microplastiche, minuscole particelle derivate dalla degradazione della plastica, sono ormai una presenza costante in ogni angolo del pianeta. Dalle acque degli oceani ai terreni agricoli, fino all’aria che respiriamo, queste particelle si infiltrano in ogni ambiente, minacciando non solo gli ecosistemi ma anche la nostra salute. Studi precedenti avevano già evidenziato la presenza di microplastiche in vari organi umani, tra cui sangue, placenta, e tessuti riproduttivi, ma la loro presenza nel cervello solleva preoccupazioni maggiori.
Oltre a essere presenti nel nostro organismo, le microplastiche sembrano avere un legame con l’insorgere di alcune malattie. Sono state osservate correlazioni con condizioni gravi come ictus, infarti e tumori, oltre a riduzione della fertilità. I ricercatori hanno inoltre scoperto una concentrazione maggiore di microplastiche nel cervello di persone affette da demenza, soprattutto nelle pareti dei vasi sanguigni e nelle cellule immunitarie del cervello. Tuttavia, il professor Matthew Campen, uno dei principali autori dello studio, ha sottolineato la necessità di cautela nell’interpretare questi risultati. La presenza di microplastiche potrebbe essere amplificata dalla stessa malattia neurodegenerativa, piuttosto che essere una causa diretta della demenza.
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