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12 Dicembre 2024 - 12:51
Microplastiche dal Po al nostro cibo. Il grande fiume è inquinato, a Torino i dati peggiori
Il Po è inquinato e questo lo si sapeva. Quello che non si sapeva è che a preoccupare è anche la presenza nell'acqua di microplastiche, rinvenute in concentrazione elevata proprio nel tratto del grande fiume che bagna Torino e la sua provincia.
A scoprire il fenomeno e ad assegnarci un poco invidiabile primato, è stato il Manta River Project dell’Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po, una ricerca approfondita in collaborazione con Università La Sapienza, la Struttura Oceanografica Daphne di Arpae Emilia-Romagna e l'Aipo e che «consente oggi di compiere un passo in avanti rilevante per definire un quadro conoscitivo affidabile sui potenziali contribuiti di microplastiche che il fiume Po veicola verso il mare Adriatico». Le microplastiche, come dice il nome, sono dei minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri: la loro pericolosità consiste nel fatto che tramite la catena alimentare, possono arrivare direttamente nel nostro cibo. Nei fiumi, in particolare, possono essere ingerite dai pesci o finire nei campi coltivati tramite l'acqua utilizzata per l'irrigazione.
La ricerca prende il nome dallo strumento utilizzato per i rilievi, un sensore denominato appunto Manta per il fatto che viene trascinato da una barca appena sotto il pelo dell'acqua, proprio come viene spesso avvistato il grande pesce che vive negli Oceani.
Gli studiosi hanno rilevato - una volta al mese per un anno - la concentrazione delle microplastiche in sei stazioni sparse lungo l'asse del Po: Chivasso, in provincia di Torino, Pontelagoscuro (Ferrara), Boretto (Reggio Emilia), Isola Serafini (Piacenza), Po di Goro (Rovigo) e Isola Sant'Antonio (Alessandria). I dati, come detto, purtroppo "puniscono" soprattutto la nostra provincia: a Chivasso, infatti, è stato registrato il valore medio più alto: 4,2 n°/m3 (numero di particelle per metro cubo di acqua campionata). A seguire, con un valore inferiore di quasi il 50%, Pontelagoscuro (2,1 n°/m3) e poi Boretto (1,3 n°/m3), Isola Serafini (1,2 n°/m3), Po di Goro (1,0 n°/m3) e Isola Sant’Antonio (0,5 n°/m3). Anche il valore più alto tra i valori massimi di concentrazione di microplastiche è stato osservato a Chivasso (12,7 n°/m3), mentre nelle altre stazioni sono stati registrati valori massimi inferiori a 6,6 n°/m3.
«I dati ottenuti evidenziano una variabilità delle concentrazioni di microplastiche tra le diverse stazioni, che potrebbe essere influenzata anche da fattori locali, come la presenza di scarichi industriali e urbani, l’idrodinamica e velocità di sedimentazione» sottolineando così la complessità del problema. Una piccola consolazione arriva dalle analisi similari che sono state condotte su altri grandi fiumi europei, come il Reno, il Danubio e l’Elba, anch’essi compresi in aree densamente urbanizzate e industrializzate, che hanno evidenziato concentrazioni ancora più elevate rispetto a quelle riscontrate nel fiume Po.
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