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Rubrica Road to the Oscars 2025

La Ragazza con l'Ago: la storia vera della fabbricante di angeli che ha cambiato la società danese

Una breve recensione del film di Magnus von Horn

La Ragazza con l'Ago: la storia vera della fabbricante di angeli che ha cambiato la società danese

È facile definire le sue azioni malvagie. Così ha argomentato il regista svedese Magnus von Horn riguardo all'ispirazione per la sua pellicola "Pigen med nålen("La Ragazza con l'Ago"), candidata all'Oscar nella categoria Miglior Film Straniero per la Danimarca. Un'ispirazione tratta dalla storia realmente accaduta di Dagmar Overbye, che, tra il 1913 e il 1920, uccise dai 9 ai 25 bambini nati al di fuori del matrimonio.

LA STORIA

Ambientato a Copenaghen nel 1919, il film segue la storia di Karoline, una giovane operaia di fabbrica che, dopo una relazione clandestina, si ritrova incinta e in difficoltà economiche. Disperata, si rivolge a Dagmar Overbye, una donna che gestisce un'agenzia di adozioni illegale per madri in difficoltà. Questa decisione la porterà a confrontarsi con oscure realtà e a mettere in discussione le sue scelte in un contesto sociale oppressivo.

UN'ESISTENZA SENZA STRESS CON UN PASSATO TORMENTATO

La Danimarca è conosciuto oggigiorno come uno dei paesi stress-free al mondo ma per arrivare a questo punto ha attraversato un passato drammatico e uno degli episodi che hanno portato il paese ad avere i servizi di welfare tra i più efficienti al mondo a partire dal 1924 è stato lo stesso caso di cronaca nera che ha ispirato von Horn a girare "La Ragazza con l'Ago". Tre anni prima, infatti, Dagmar Overbye è stata accusata di aver ucciso più di 20 bambini, un fatto che l'è valso il nome "The Angel Maker" (la fabbricante di angeli). 

Ad interpretarla nel film è Trine Dyrholm, la quale ha presentato Overbye sottolineando le sue complessità morali, evitando di giustificare i suoi crimini, ma mostrando come la società dell'epoca abbia contribuito a creare le dinamiche che hanno portato a tali atrocità: infatti, al tempo dei fatti, la società danese era segnato da povertà, disuguaglianze di genere e mancanza di supporto sociale per le donne in difficoltà. Le donne soprattutto si trovavano in situazioni disperate: le madri non sposate erano stigmatizzate e spesso abbandonate dalle loro famiglie, senza alcun sostegno economico o sociale e il sistema di adozione era poco regolamentato. Questo permetteva a persone come Dagmar Overbye di operare indisturbate, accettando neonati in affidamento con la promessa di trovar loro una famiglia, ma invece uccidendoli per risparmiare denaro.

Magnus von Horn ha utilizzato una serie di scelte stilistiche e narrative per rendere evidente la situazione sociale che ha permesso l’emergere di figure come Overbye e le dinamiche che hanno portato agli omicidi. Queste scelte stilistiche sono caratterizzate da un realismo sobrio e inquietante, che crea un'atmosfera opprimente attraverso inquadrature strette e illuminazione fredda per accentuare il senso di isolamento e disperazione. Inoltre, la scelta di non enfatizzare l’aspetto "scioccante" dei crimini ma di concentrarsi sulla psicologia dei personaggi sottolinea la critica sociale e il contesto storico che ha favorito tali atrocità.

La scelta del bianco e nero rafforza l'atmosfera cupa e opprimente del film, accentuando la gravità della storia e il senso di isolamento dei personaggi. Questa estetica storica crea una connessione visiva con il passato, distanziando il pubblico dalla crudeltà degli eventi e permettendo di concentrarsi sulla psicologia dei personaggi e sulle dinamiche sociali dell'epoca. Inoltre, il bianco e nero semplifica l'immagine, favorendo una visione più introspettiva e riflessiva della tragedia senza abbellire o sensazionalizzare i crimini.

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