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Salute
23 Marzo 2025 - 20:33
Sebbene tutti siamo stati neonati, i dettagli dei ricordi dei primi mesi di vita sono completamente spariti. Mentre alcuni momenti della prima infanzia (di solito dai 4-5 anni in su) possono rimanere impressi nella memoria, i ricordi precedenti sembrano svanire nel nulla. Ma non si tratta semplicemente di una questione di crescita o di "eliminazione naturale" dei ricordi: dietro questo fenomeno si cela una spiegazione scientifica ben precisa.
Spesso si pensa che con il passare degli anni i ricordi dell'infanzia vengano cancellati, ma in realtà il problema è un altro: il nostro cervello non riesce più ad accedervi. Una ricerca pubblicata su Science ha analizzato il comportamento di 26 neonati, di età compresa tra pochi mesi e due anni, monitorando l'attività dell'ippocampo, l'area del cervello responsabile della memoria e delle emozioni.
I risultati hanno rivelato che solo i bambini più grandi erano in grado di codificare i ricordi, mostrando reazioni più attive alle immagini proposte. Questo suggerisce che nei primi mesi di vita il cervello non è ancora pronto per archiviare informazioni in modo duraturo.
Secondo gli studiosi, la capacità di conservare ricordi più stabili inizia a svilupparsi dopo i 12 mesi, periodo in cui il bambino sperimenta cambiamenti significativi nelle capacità percettive, linguistiche e motorie. Come spiegato dal dottor Turk-Browne, durante questa fase l'ippocampo cresce rapidamente, ma non è ancora del tutto sviluppato per immagazzinare i ricordi a lungo termine.
Con la crescita, il nostro cervello diventa sempre più selettivo: negli adulti, infatti, tendiamo a trattenere solo le informazioni più rilevanti e a "cancellare" quelle superflue. Questo spiega perché i ricordi dei primi anni di vita, essendo legati a esperienze poco elaborate e non ancora organizzate in una struttura mnemonica solida, tendono a svanire nel tempo.
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