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Lusso italiano
04 Aprile 2025 - 22:15
Il mondo dei marchi italiani si muove in direzione inattesa, attraversando una fase di profonda trasformazione. Lo conferma il nuovo report Brand Finance Italy 100, che fotografa un cambiamento di equilibri nel panorama delle eccellenze tricolori. In un contesto economico globale ancora instabile, il settore della moda – storicamente fiore all’occhiello del Made in Italy – mostra segni di affaticamento, mentre altri comparti guadagnano terreno.
La moda italiana, infatti, segna una flessione importante, con un calo medio del 9% nel valore dei brand rispetto al 2024. Il dato più emblematico è il tonfo di Gucci: il marchio simbolo del lusso italiano perde il 27% del proprio valore e scivola dalla vetta al terzo posto nella classifica generale, attestandosi a 10,2 miliardi di euro. Una caduta che sancisce la fine di un ciclo e apre una nuova fase nella competizione tra i grandi nomi del lusso.
A guidare ora la classifica sono due colossi di settori differenti: Generali e Ferrari. La compagnia assicurativa triestina conquista il primo posto con una crescita del 41%, portando il proprio valore a 15,2 miliardi di euro. Subito dietro, Ferrari conferma il suo stato di grazia con un incremento del 31% e un valore di 12,9 miliardi. Il marchio del Cavallino Rampante si conferma anche il più forte d’Italia, con un punteggio di 90,1 su 100 nel Brand Strength Index. E il suo amministratore delegato, Benedetto Vigna, brilla tra i leader mondiali della reputazione aziendale, superando persino icone come Elon Musk nel Brand Guardianship Index 2025.
Il settore moda, pur restando centrale nell’immaginario collettivo, appare in fase di assestamento. Prada mantiene il nono posto, mentre altri nomi storici come Armani, Moncler, Bottega Veneta, Zegna e Brunello Cucinelli vedono ridursi il loro peso nella graduatoria. Il rallentamento del comparto riflette le difficoltà di un mercato sempre più affollato e sensibile alle dinamiche globali, dove innovazione e sostenibilità diventano fattori decisivi.
Eppure, il bilancio complessivo del 2025 risulta positivo per i marchi italiani: il valore aggregato cresce del 5%, una performance superiore a quella registrata da Germania, Regno Unito e Cina. Un segnale di vitalità e resilienza che testimonia la capacità delle imprese italiane di rimanere attrattive e competitive su scala internazionale.
Come osserva Massimo Pizzo, senior consultant di Brand Finance, “l’incremento generale del valore dei brand italiani è incoraggiante e indica che il potenziale di crescita nel nostro mercato resta superiore rispetto a molti altri Paesi”.
Nel gioco complesso dell’economia dei marchi, l’Italia conferma così la sua vocazione al valore, pur rimescolando le gerarchie. Il 2025 segna l’inizio di una nuova stagione per il Made in Italy: meno glamour, forse, ma più solida e diversificata.
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