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Agricoltura
04 Aprile 2025 - 23:00
La diabrotica del mais
Negli Stati Uniti, nella cosiddetta Corn Belt, la promessa di una coltivazione di mais geneticamente modificato che avrebbe dovuto combattere i parassiti si sta rivelando un fallimento. Uno studio recente, che ha analizzato più di dieci anni di coltivazioni di mais Bt, ha rivelato che l'uso eccessivo della varietà transgenica ha causato un fenomeno inatteso: i parassiti, in particolare il temuto verme delle radici (Diabrotica virgifera), hanno sviluppato una resistenza al mais modificato, portando a una drastica inefficacia della coltura.
Il mais Bt, geneticamente modificato per contenere il batterio Bacillus thuringiensis, è stato introdotto negli anni ’90 con l’obiettivo di ridurre l’uso di pesticidi e proteggere le coltivazioni dal danno provocato da parassiti come il verme delle radici. Tuttavia, gli agricoltori della regione si sono trovati a fare i conti con un incremento imprevisto dei danni.
Secondo lo studio, il motivo di questo fallimento risiede in un uso troppo concentrato e ripetuto del mais Bt. L’esposizione continua al Bt ha accelerato il processo evolutivo dei parassiti, che hanno sviluppato la capacità di resistere al batterio. Di conseguenza, non solo il mais Ogm ha perso la sua efficacia nel tempo, ma gli agricoltori sono stati costretti a ricorrere nuovamente all’uso di pesticidi chimici, vanificando uno dei principali vantaggi inizialmente promessi dalla coltura transgenica.
Gli effetti di questa resistenza, se non controllati, potrebbero avere ripercussioni gravi sull'agricoltura statunitense, poiché il mais Bt è stato adottato in maniera massiccia nelle coltivazioni della Corn Belt, dove la monocultura ha dominato per decenni. La resistenza al mais Bt potrebbe non solo ridurre la sua utilità, ma anche minacciare la sostenibilità a lungo termine di interi ecosistemi agricoli.
Inoltre, il fallimento del mais Ogm sta sollevando questioni etiche e scientifiche su come vengono sviluppate e distribuite le colture geneticamente modificate. Mentre alcune voci critiche sostengono che le grandi aziende biotecnologiche non abbiano previsto adeguatamente le conseguenze a lungo termine delle loro innovazioni, altri esprimono preoccupazione per l'impatto ambientale e sanitario derivante dall'uso estensivo di pesticidi.
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